Grandi vini della Campania.

Se l’esordio delle nostre serate è stato all’insegna del raro e prezioso mondo del Pignolo, alla seconda puntata siamo passati direttamente ad un vino bianco di larga diffusione: dal potenziale di sole 250.000 bottiglie del Pignolo agli oltre 5 milioni di bottiglie del Greco di Tufo.

Siamo in Campania, con uno dei migliori vini bianchi prodotti in questa regione, che si pone anche ai vertici della produzione nazionale. L’area di coltivazione è a nord di Avellino, con epicentro Tufo; ovvero un nome e un fatto, dal momento che i suoli di questa microarea sono effettivamente costituiti dai tufi originati dalle esplosioni piroclastiche del sistema vulcanico campano a cavallo del Pleistocene ed Olocene (12-11 migliaia di anni fa), su un substrato di arenarie e argille del Miocene (5-10 milioni di anni fa). Siamo in una regione meridionale, ma questo lembo di Irpinia, al 41° parallelo nord, ha vigneti che vanno dai 300 metri di altitudine ed arrivano fino a 550 metri, con un clima ben più fresco di quanto si possa supporre.

Il vitigno Greco ha origine in Tessaglia e fu diffuso nel meridione d’Italia dai Pelasgi (2.500 anni fa). La particolare forma del suo grappolo, con una ala sviluppata al punto da farlo sembrare doppio, lo rende talmente inconfondibile da aver messo d’accordo tutti gli ampelografi, che lo fanno risalire all’Aminea Gemina Minor (o Aminea Gemella) descritto da Virgilio, Catone, Varrone, Columella e Plinio Il Vecchio. Da questa serie di numeri e notizie scaturisce il nostro Greco di Tufo, che nel millesimo 2010, nonostante qualche sporadica grandinata e alcuni attacchi di peronospora, ha dato uve di buona-ottima qualità.

Vinificazione ed affinamento sono quasi sempre all’insegna della freschezza, ma vi sono alcune versioni affinate in legno che riescono ad aumentare la complessità, pur mantenendo una buona integrità varietale. I vini mostrano un complesso quadro aromatico, imperniato su un frutto dolce e maturo ma elegantemente agrumato e rinfrescato da accenni vegetali che estendono la fragrante piacevolezza. In alcuni vini si affacciano sfumature floreali e speziate di notevole fascino complessivo.

Tra i dieci campioni degustati ieri sera è, però, emerso il Greco di Tufo Cutizzi 2010 di Feudi di San Gregorio, un vino che ha nettamente surclassato gli altri campioni presentati (per altro tutti di ottima bontà), raccogliendo una rara unanimità di consensi da parte del numeroso pubblico presente.

Infine, per far meglio comprendere ai degustatori le grandi potenzialità di questo vitigno e di queste terre, abbiamo chiuso la serata con un vino del 2009, che per classe ed eleganza ci pare abbia pochi rivali: era il Greco di Tufo Giallo d’Arles di Quintodecimo, la piccola azienda del professor Luigi Moio, presidente della Commissione Enologica dell’O.I.V., cioè il maggior organismo di governo del mondo vitivinicolo.

Che seratina, eh?

G.B.