Ma cosa ci faceva lì quella bottiglia? Come è successo un errore simile? Certo, la forma della bottiglia è identica, borgognona di medio peso; l’etichetta è uguale alle altre della stessa linea produttiva, una parte del nome è identica all’altra, ma trovarsi un Pinot Bianco nella pila dei Pinot Nero è roba da dilettanti allo sbaraglio, non da professionisti quali siamo.

E così ci siamo ritrovati tra le mani la bottiglia di Alto Adige Pinot Bianco Acclivis 2008, linea Cornell della Cantina Produttori di Colterenzio, ad Appiano nelle vicinanze di Bolzano. Che fare? Ce la siamo guardata un poco, sembrava tutto a posto; la stappiamo? Intanto abbiamo pensato a Luis Raifer, il carismatico fondatore di questa cantina sociale esemplare in ogni suo aspetto, che ci avrebbe guardato severamente per questa svista.

E così ci siamo ricordati di una degustazione fatta in sua compagnia nella panoramica sala della rinnovata Cantina, con alcune selezioni della loro produzione e due piccole verticali dei loro vini più importanti della linea Lafòa. Al suo fianco c’era Wolfgang, il giovane figlio che nel frattempo ha preso le redini di una cantina che ormai conta 300 ettari di vigneti gestiti da quasi 300 soci. Luis era partito negli anni Sessanta con 28 conferitori ed ora c’è la fila di vignaioli che vorrebbero entrare a far parte di questa comunità. Come passa il tempo… per noi, per Luis e, accidentaccio, per il vino.

Già, perché siamo ancora qui con la bottiglia tra le mani e non sappiamo cosa farne. Alla fine non può che succedere quello che succede a tutte le bottiglie che mi passano per mano: vengono regolarmente aperte e assaggiate, quando non bevute. Estraiamo un tappo ancora perfetto, bagnato solo nei primi millimetri di sughero; ha un buon profumo. Versiamo nel calice e osserviamo un colore giallo paglierino che si è fatto appena più intenso del solito con una sfumatura dorata, calda ed invitante; emana sentori di fiori bianchi di acero e tiglio, un leggero ricordo di miele e poi una bella ondata fruttata, matura e dolce, ma che ha saputo ritagliarsi uno spazio ancora fragrante con ricordi di ananas e mela golden; sul finire un leggero ritorno speziato con accenni vegetali freschi. Al gusto mostra tutta la sua carica fruttata matura, con stacco vegetale fresco e quasi agrumato, mentre le dolci spezie e la leggera tostatura, che ricordo vive nella sua fase giovanile, sono totalmente digerite ed acquietate e lasciano spazio alla freschezza acida ed al ritorno di fiori e frutti che si spengono molto lentamente.


Bene, la porteremo a casa e la raffredderemo in frigorifero (mai nel freezer); avremo così il tempo di andare in pescheria per cercare un bello scorfano (scusate l’involontario ossimoro) del Mediterraneo; debitamente ripulito (cioè non troppo) e aromatizzato lo collocheremo in forno per circa venti minuti, poi… Che la festa cominci.


Gigi Brozzoni