Intervista a Luca Tornatola, patron di un intrigante ristorante marchigiano, nella storica Recanati, che ha la sua stella polare sulla ricchezza territoriale delle materie prime e sulla centralità del racconto gastronomico.
Trent’anni di esperienza nella coltivazione biologica hanno permesso di estendere a tutti i vigneti una coltivazione a basso impatto, con grande attenzione all’equilibrio vegetativo e produttivo della vite, utilizzando per esempio il chitosano in sostituzione del rame. Questo Verdicchio prende il nome dall’omonimo vigneto di Contrada Novali a Castelplanio. A sorso compiuto, fa venire alla mente il giallo delle ginestre al tramonto, guardando il mare.
Gallo Otto deve il nome dalla contrada Gallo di Cossignano, civico numero 8, in cui si trovano i vigneti di syrah, mentre il montepulciano alligna poco lontano. Il vino come si faceva un tempo, col rispetto per quel che c’era, ma attuale per pulizia e intelligenza.
I vini delle Marche, come i colli metafisici da cui nascono, sono di una bellezza discreta e poco appariscente. Caratteristiche, queste, che dovrebbero spingere il bevitore assennato a visitarne le terre e le vigne, e a conoscerne e apprezzarne maggiormente vini, stili e suggestioni…
di Gigi Brozzoni
Tour enologico marchigiano: dalle conferme di grande espressione dei Verdicchio di Jesi e di Matelica ai raffinati rossi del Conero. E poi Lacrima di Morro d’Alba singolari, senza dimenticare spumanti e passiti. Di certo le Marche appaiono una regione in fermento ed evoluzione.