Cabernet: sarà Franc, ma parla sempre più italiano
Ormai da qualche tempo (e temo di averlo scritto già in altre occasioni) sto maturando la convinzione che la costa maremmana rappresenti una sorta di paradiso terrestre per il cabernet franc.
Ormai da qualche tempo (e temo di averlo scritto già in altre occasioni) sto maturando la convinzione che la costa maremmana rappresenti una sorta di paradiso terrestre per il cabernet franc.
Due giorni fa Annamaria, purtroppo, se n’è andata e la notizia ci ha lasciati attoniti. Ci stringiamo intorno ai familiari e a tutti coloro che le furono cari, per i quali, ne siamo consapevoli, la perdita significherà per sempre un vuoto incolmabile.
Nonostante sia ormai giunta la primavera e a dispetto di alcuni giorni di caldo financo estivo, lo scorso fine settimana ci ha portato quel che si suole definire un classico “colpo di coda” dell’inverno, o almeno vogliamo sperare che di semplice colpo di coda si tratti.
Dicono che il miglior banco di prova per testare le reali affinità tra un territorio ed un vitigno sia rappresentato non già dalle selezioni e dai cru, bensì dai vini cosiddetti “di base”.
Ci pare sia ormai una tendenza che va ad allargarsi in continuazione; sempre più aziende, infatti, decidono di allungare il tempo di affinamento del loro vino principale.