Sabato 26 ottobre si è svolto il secondo appuntamento con “Camminare le vigne”, format esclusivo del Seminario Veronelli che vi porta a incontrare i poeti della terra e i loro capolavori enologici.

Giornata spettacolare! 

Degustare è un atto agricolo: tutto è cominciato tra i vigneti di Claudio e Sandro Gini, immersi tra le ondulate colline del Soave, a Monteforte d’Alpone (VR).

Abbiamo camminato con Claudio Gini e il suo racconto. Anche Letizia, Monica e Andrea Gini sono stati con noi. Abbiamo visto le viti antiche, ancora in equilibrata produzione. 

Abbiamo toccato con mano una viticoltura sensibile e attenta all’ambiente, al paesaggio, alla storia. Che è anche la storia di una famiglia radicata da secoli in queste terre.

La vendemmia era appena terminata e in cantina, dove ci siamo recati in seguito, aleggiava l’odore dei mosti. Splendida degustazione finale. Mirabolante. Dal Camillo, metodo classico di bel carattere, fino alle varie declinazioni dell’uva storica di questi luoghi, la garganega che i Gini traducono in diverse tipologie di Soave.

Veronelliana ed encomiabile l’attenzione alla vinificazione dei cru storici La Froscà e Contrada Salvarenza

La capacità di “giungere fino a tarda età” di questi vini è sorprendente, come Veronelli scriveva già nel 1995. 

Infine, Claudio Gini ci ha onorato con un regalo speciale: l’assaggio del La Froscà 1994, lo stesso recensito da Veronelli nel Catalogo dei Vini da favola, edizione 1995. Se Veronelli aveva intuito la potenzialità di questo vino in termini di longevità, i fatti lo hanno ampiamente confermato.

Assaggio sdrafanico. Color giallo oro brillante, pulito e acceso come il sole di maggio. Profumi danzanti a coda di pavone: cenere di camino, lievi spezie come il pepe lungo e accenni di zafferano. Sorso vivido, energia pura e vitale, acidità in punta di piedi per mantenere perfettamente l’equilibrio di un assaggio.

Insomma, una mattinata altamente veronelliana.

Ma la giornata non era ancora finita!

Ci aspettavano Marta e Paolo Galli in quel di Arbizzano, frazione di Negrar, centro pulsante della Valpolicella. 

Abbiamo camminato insieme le loro vigne, che circondano la cantina su corpo unico, a un’altitudine tra le massime in valle, che lascia spaziare lo sguardo fino alla città di Verona da un lato, al lago di Garda dall’altro con Sirmione che strizza l’occhiolino a chi guarda. 

Il microclima del lago beneficia questi luoghi e li caratterizza. 

Le Ragose è nata dal desiderio del padre di Paolo, e nonno di Marta, Arnaldo che con la moglie Maria Marta acquisì nel 1969 il podere, negli anni in cui le produzioni di qualità in Valpolicella sostanzialmente non esistevano. 

Qui si lavorò da subito in quel verso. Veronelli ne scrisse, antesignano, nel 1973. Titolo altamente eloquente: “Valpolicella del mio miracolo”

Trovi qui l’articolo: https://www.seminarioveronelli.com/2021/valpolicella-del-mio-miracolo/

Da allora a oggi nulla è cambiato nella ricerca dell’eccellenza. 

Paolo Galli ribadisce l’estrema convinzione a coltivare e vinificare esclusivamente uve del luogo, e, tra queste, le varietà migliori. Non basta che un’uva sia storica, ma le varietà selezionate lo sono perchè hanno dimostrato di armonizzarsi tra loro per dar vita a un vino pienamente territoriale e con le caratteristiche di un vino d’eccellenza.

Il buio si avvicina e ci ritiriamo prima nel fruttaio, dove stavano riposando le uve per gli appassimenti, realizzati con un semplice ricambio d’aria tramite ventole e nessun altro artificio.

Infine, il racconto si è fatto vino. Abbiamo incontrato davvero un territorio nel calice, partendo dalla freschezza elegante del Valpolicella classico, d’annata, fino alle diverse declinazioni del principe del luogo ovvero l’Amarone che abbiamo conosciuto tre volte, in interpretazioni territorialissime, raffinate e con accenti diversi. L’Amarone Classico Riserva, il Riserva Marta Galli e l’Amarone Riserva 50 Years.

Un onore avere accostato queste Riserve che rappresentano in maniera ineccepibile una filosofia enoica familiare che punta alla massima valorizzazione delle peculiarità territoriali, poco adagiata sugli allori e sempre minuziosamente attenta a produrre solo il meglio.

La giornata è così terminata. Felicemente. 

E siamo già pronti a progettare le prossime edizioni di Camminare le Vigne.