di Federico Duca

In queste giornate concitate e molto incerte per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, si è soliti rievocare il passato, così confortevole e rassicurante, e i personaggi che, nel corso degli anni, hanno ricoperto la più importante carica istituzionale. 

Che c’entra tutto ciò con il mondo del vino?

Ebbene, come molti di voi sapranno, il secondo (primo, se si considera il criterio di elezione previsto dalla Costituzione) Presidente della Repubblica italiana fu, concedeteci il termine, un vignaiolo. 

Luigi Einaudi, piemontese di nascita e molto legato alla sua terra, nel 1897, all’età di ventitré anni, acquista la Cascina San Giacomo a Dogliani, la quale comprende vigne per 40 giornate piemontesi, paragonabili a circa 15 ettari (la giornata piemontese è l’unità di misura che corrisponde alla superficie di terreno arabile mediamente con una coppia di buoi in una giornata). 

Ha così inizio la storia di Poderi Einaudi

Lo stile innovatore è palese fin da subito: Einaudi pianta, nel 1915, barbatelle innestate su piede americano per contrastare la fillossera, in preoccupante diffusione in quegli anni, ed è tra i primi a imbottigliare i suoi vini, tra cui il Dolcetto, che fa conoscere al di fuori dei confini locali. 

Imposta un progetto volto alla qualità, selezionando le vigne in base all’esposizione e alla qualità del terreno e dotando i contadini dei mezzi meccanici necessari a facilitare il lavoro in vigna. 

Luigi Einaudi riesce a trasmettere l’amore per la terra e la vigna ai figli, che fondano una sorta di marchio di fabbrica con il nome di famiglia. Sono, infatti, le generazioni successive a espandere la visione, moderna e lungimirante, del fondatore. 

Nel corso degli anni ai possedimenti di Dogliani si sono aggiunte altre tenute, con l’acquisto di appezzamenti in prestigiosi cru del Barolo, tra i quali spiccano la vigna a Bussia e quella sulla leggendaria collina di Cannubi. 

Tutto molto coerente, se si pensa all’obiettivo aziendale dichiarato: rappresentare le molteplici sfumature delle varietà locali. 

Quale via migliore di quella di presentare alla Guida Oro I Vini di Veronelli 2022 una bella gamma di Barolo da singolo cru? 

Stesso discorso per il dolcetto di Dogliani, presentato solitamente in due versioni, di cui una Superiore e da singolo appezzamento, la Vigna Tecc. 

Per raggiungere questi considerevoli risultati, l’azienda ha concentrato parecchia attenzione, per quanto riguarda il lavoro in cantina, alle fasi di diraspatura e pigiatura, dotandosi di macchine molto più delicate nel lavorare le uve. 

La possibilità di allungare i tempi di macerazione, senza mai esagerare, è stata poi logica conseguenza. In fermentazione spazio alle vasche in cemento, mentre per le fasi di affinamento si è prediletto l’uso di botti grandi, a discapito di un sempre minor impiego della barrique.  

Anche sul fronte edilizio sono stati fatti molti lavori, ristrutturando tutti i locali della cantina raddoppiandone la superficie quadrata, e trasformando la casa settecentesca a fianco alla cantina in un accogliente relais. 

Oggi l’azienda, che negli anni è diventata punto saldo per tutto il Piemonte vitivinicolo, prosegue sotto la guida dei nipoti di Luigi Einaudi.

E così, nell’attesa spasmodica di sapere quale sarà il prossimo Presidente, noi ne approfittiamo per stappare una bottiglia della Poderi Luigi Einaudi, rallegrandoci che il nostro primo Capo dello Stato fu un amante della terra e del buon vino. 

Luigi Einaudi con donna Ida



Federico Duca

È nato ad Alzano Lombardo (BG) il 22 agosto 1995. Grande appassionato di gastronomia, nel 2016 ha frequentato il suo primo corso di degustazione con SV. Si è laureato in Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Milano. Ha frequentato l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Nel mondo enologico ha collaborato con diverse aziende vitivinicole e oggi lavora in ambito commerciale. Dal 2017 è nella redazione della Guida Veronelli. Gli piace fare il vino con gli amici, in una piccola azienda in Valcalepio.