Tre vini quotidiani dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2020 tre assaggi, tre vini pugliesi che trovate in vendita tra i 10 e i 20 euro

Prosegue il nostro viaggio in Italia alla scoperta dei vini quotidiani selezionati dalla dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2020. Oggi siamo in Puglia, con tre “vini d’oro” commentati da Antonella Corona e Alessandra Piubello.

Il commento di Antonella Corona

IL SALENTO VISTO DI SGHIMBESCIO

«Hai fatto bene, dice, a non parlarmi del sud, del sud e delle sue brulle capre saltellanti di scoglio in scoglio o delle loro pallide mani… ». 

Le parole del poeta Vittorio Bodini hanno enologicamente ispirato Massimiliano Apollonio, enologo e patron della cantina Apollonio a realizzare un vino bianco in una zona viticola notoriamente vocata per la produzione di rossi e rosati famosi in tutto i mondo.

«Il sole salentino gli regala la potenza e l’eleganza, il mare una mineralità davvero unica ed il vento, che soffia gentile nei nostri territori, la possibilità di produrlo in modo naturale per l’assenza di malattie».

Il loro Salice Salentino Bianco Mani del Sud è un blend: 80% chardonnay e 20% sauvignon. 
Nasce da viti di età media di 40 anni, attraversa un’attenta selezione degli acini, una pressatura soffice e una  sfecciatura statica. Successivamente lo Chardonnay si accomoda per due settimane in acciaio, mentre il Sauvignon va in barriques d’acacia, con rimontaggi cadenzati. Infine, l’assemblaggio e l’imbottigliamento. Il colore è un giallo paglierino con diversi riflessi verde germoglio.
Al naso le componenti fruttate di agrumi e mela ed erbacee – soprattutto foglia di bergamotto ed erba appena sfalciata – si bilanciano perfettamente. Al palato è morbido, secco, con una buona componente acida ed un apprezzabile retrogusto lievemente asprigno. 

apolloniovini.it


Il commento di Alessandra Piubello

In contrada Santa Lucia, a ovest di Corato, a circa 300 metri di altitudine, si trovano i vigneti da selezione massale dell’azienda Santa Lucia, con un’età media di 20 anni, su suoli argilloso-sabbiosi con pietra tufacea affiorante e porzioni calcaree. 
Roberto Perrone Capano ha sempre creduto che qui il vitigno principe fosse il nero di Troia, garantendoci negli anni dei vini memorabili, sapidi, complessi e freschi, domando l’irrequietezza tannica tipica del vitigno.

Roberto Perrone Capano, titolare dell’azienda

UN GRANDE VINO A UN PREZZO POP

Il vitigno nero di Troia rappresenta il cuore della produzione aziendale e il Melograno è un po’ la sua locomotiva: il 70% circa della superficie vitata e delle bottiglie prodotte. Le viti sono allevate a spalliera alta con il guyot singolo a densità di 5.600 piante per ettaro, interamente da agricoltura biologica. L’azienda ha riprodotto con selezione massale un proprio clone, non reperibile nei vivai.

A giudizio di noi produttori, Il Melograno rappresenta una vera eccellenza del rapporto qualità prezzo. Strutturato, intenso e persistente, gusto fruttato, elegante, senza mai perdere la sua identità territoriale. Vino accattivante nelle sue annate felici. E quando le annate non rispettano gli standard, il Melograno non va in bottiglia, come è accaduto nel 2014 e nel  2016. 
Longevo da valere una Riserva, a prezzi con le radici nel terreno.

Distribuito a partire dal terzo anno dopo la vendemmia, da uve nero di Troia in purezza, il vitigno sovrano delle Murge nord baresi, le terre di Federico II di Svevia. Ha il colore delle ciliegie nere, con bouquet di frutta matura, ciliegie e prugne rosse, ribes nero, liquirizia, spezie. Richiede 5 minuti d’ossigenazione in vetro prima di degustarlo. Gusto secco con tannini vivaci, allo stesso tempo morbidi ed eleganti. La buona acidità totale, la personalità e il tannino, uniti al suo contenuto.

vinisantalucia.com


Il commento di Antonella Corona

In pieno parco dell’Alta Murgia, nell’altra Puglia che non è quella del mare e del sole, ma quella dell’interno  solcato da dolci colline e gravine prodotte nel corso di millenni dall’erosione di acque, la famiglia D’Agostino nel 1991 ha deciso di rilevare l’antica Cantina Sociale dando vita all’etichetta Botromagno dal nome della zona in cui si è sviluppato l’antico abitato. 
Tra i suoi bianchi si distingue per singolarità il Gravisano Malvasia Passita Murgia Bianco. 

Questo vino passito è figlio di un sentimentale ricordo del passato di questa terra. Gli anziani del paese raccontano che fino a qualche secolo fa tra i filari delle vigne attecchisse un’uva a bacca bianca che appassiva in pianta e dalla quale si ricavavano rari, ma preziosi litri di un’ambrosia che veniva offerta agli ospiti durante le feste da abbinare ai tradizionali dolcetti secchi a base di mandorla.

Questa mitica uva, chiamata in dialetto gravisano, era probabilmente un clone di Greco a maturazione anticipata, attualmente scomparsa. 

«Il Gravisano passito è il mio vino del cuore, il primo vino pensato da me e realizzato per me da Severino Garofano, anima ed enologo storico della Botromagno, nel lontano 1991. Ero rimasto affascinato dai passiti realizzati da Severino per altre cantine e ne volevo uno tutto mio. Severino era perplesso, non si fidava della malvasia che alligna in loco, alla fine cedette alle mie insistenze e da li iniziò una storia d’amore», parole di Beniamino D’Agostino.

La ricerca ha rivelato che, appassendo la malvasia sui graticci, si può ottenere un vino dolce dal gusto morbido e piacevolmente aromatico. Ad esso è stato dato il nome del nettare del ricordo: Gravisano. 

Questo vino, prodotto da uve malvasia in purezza, è affinato per 24 mesi in barrique di rovere allier e 12 mesi in vasche d’acciaio. Il colore è di un dorato abbacinante, tendente al dorato. Al naso è ampiamente fruttato, i sentori immediatamente riconoscibili sono di frutta candita ed albicocche, ma si distinguono anche fresche note vegetali,  al palato  è liquoroso e caldo ed ha una lunga persistenza. 

botromagno.it

Per conoscere tutti i vini della campania selezionati dalla Guida Oro, scarica I Vini di Veronelli, app per dispositivi iOS e Android.

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Alessandra Piubello

Giornalista e scrittrice veronese, degustatrice professionista, è Direttore di numerosi periodici e autrice di libri e reportage di turismo gastronomico. Vanta collaborazioni con testate di rilievo nazionale e internazionale ed è presenza costante nelle commissioni dei più rinomati concorsi enologici al mondo


Antonella Corona

Nata nel cuore dell’Appennino lucano, qui ha scelto di vivere.
Porta nel cuore i tanti luoghi dell’Europa in cui ha operato e volge gli occhi a tutto ciò che di bello, buono, giusto e vero il mondo offre. Docente di inglese, sommelier e indomita lettrice.