di Daniele Cassandro
Il settimanale Internazionale un anno fa, sceglie di dedicare un numero speciale alla gastronomia. E scopre come stiano cambiando gli stereotipi del racconto sul cibo e sul vino. Ce lo racconta Daniele Cassandro.
Internazionale è un settimanale, fondato a Roma nel 1994, composto da una serie di articoli della stampa di tutto il mondo selezionati, tradotti e assemblati dalla redazione.
È quindi un giornale fatto di giornali, un insieme di fonti e di voci che noi riteniamo autorevoli e interessanti e che, negli anni, abbiamo cercato di ampliare. Gli argomenti che trattiamo maggiormente sul settimanale sono politica internazionale, migrazioni, attualità, cultura e diritti.
Menu: cibo e biopolitica
Quando l’anno scorso abbiamo cominciato a lavorare su un numero speciale interamente dedicato al cibo (un numero di 132 pagine intitolato Internazionale Extra Menu uscito nell’aprile del 2019 a cura di Luisa Ciuffolilli) ci siamo resi conto che parlare di questo argomento, molto spesso, significava incrociare la maggior parte dei nostri temi da un punto di vista diverso.
Quando si parla di cibo, infatti, si parla implicitamente anche di cultura, di geopolitica, di migrazioni, di meticciato, di sfruttamento, di razzismo e di diritti.
Quello che mangiamo, quanto mangiamo e come lo mangiamo, è lo specchio del mondo che ci circonda ed è molto più legato alla politica di quanto crediamo ogni volta che ci sediamo a tavola.
Un giornalismo gastronomico intelligente e interdisciplinare
Lavorando su Menu e setacciando anche fonti a noi meno familiari, ci siamo accorti che negli ultimi anni si è sviluppato tanto giornalismo sul cibo intelligente e multidisciplinare.
Per fare solo qualche esempio: fonti come Saveur, un trimestrale statunitense fondato nel 1994, ci hanno fatto scoprire una scrittura di viaggio enogastronomico fresca e finalmente libera da stereotipi o ancorata, come purtroppo accade molto spesso da noi, a dinamiche pubblicitarie.
La rete di risorse on line Eater ci ha permesso di leggere ottimi articoli che problematizzano e storicizzano il nostro rapporto con il cibo. In particolare siamo stati colpiti da un pezzo che rileggeva la riscoperta dell’artigianalità nella ristorazione americana come riappropriazione, da parte dei bianchi, di tradizioni e di pratiche essenzialmente afroamericane e sviluppate durante il periodo della schiavitù.
Su una rivista indipendente neozelandese chiamata Stone Soup abbiamo scovato un accorato, ma anche molto ironico, appello femminista sugli stereotipi maschilisti legati al consumo della birra.
Il vino sconfina oltre i suoi stereotipi
In generale abbiamo scoperto un’effervescente attività di stampa indipendente legata al vino.
Soprattutto in ambiti culturali come gli Stati Uniti o il Regno Unito in cui il vino non è mai stato trattato più di tanto.
Dall’inglese Noble Rot (fanzine legata a un noto wine bar londinese) che intervista artisti rock come PJ Harvey sul tema del vino o sperimenta spericolate degustazioni sotto Lsd, fino all’anglo-italiana Mosto che tratta il vino con lunghi reportage narrativi e un approccio decisamente multidisciplinare.
Guardare all’Italia diversamente
Abbiamo notato che anche le fonti più tradizionali, grandi quotidiani come il New York Times, il Guardian o Le Monde stanno cominciando a trattare il cibo in modo sempre più libero da stereotipi stilistici o contenutistici.
Soprattutto ci siamo accorti che quel senso di imbarazzo che provavamo fino a qualche anno fa, quando uno di questi grandi giornali anglofoni affrontava la cucina italiana o la cultura gastronomica di casa nostra, è completamente sparito.
Leggiamo sempre meno storpiature nei nomi e abbiamo imparato ad apprezzare firme, come quella di Rachel Roddy del Guardian, che senza pregiudizi e senza affettare una finta italianità da cartolina, è capace di parlare della nostra cucina e delle nostre tradizioni da un punto di vista diverso.
È vero che di cibo si parla troppo e spesso a sproposito: la nostra televisione è invasa da cooking show e da reality show sul ricevere, sul bere e sulla pasticceria. Ma è anche vero che è il giornalismo sul cibo, anzi, le scritture sul tema del cibo e del bere, stanno vivendo un momento di grazia.
Daniele Cassandro
Daniele Cassandro è nato a Roma il 4 marzo 1970.
È editor cultura del settimanale Internazionale e si occupa dei numeri speciali.