Ciascuno di noi ha avuto un complice (un mentore, se preferite) nella “scoperta” del vino, una persona che gli ha rivelato come in quel liquido si celi un racconto da decifrare. Nel mio caso fu Francesco Arrigoni, conosciuto grazie a un amico comune. Poco o nulla sapevo di Francesco e della sua professione, poco o nulla egli diceva di sé durante le cene a casa sua, divenute presto una piacevolissima abitudine.

Mi rivedo con il naso nel bicchiere a sforzarmi di capire perché un vino fosse stato giudicato buono, mediocre o semplicemente interessante. S’egli parlava poco, io, timidissimo, per anni mi sono limitato ad ascoltare. La mia scoperta del vino – silenziosa e entusiasmante – avvenne, dunque, nella sua casa di pietra al limitare del bosco: fu poi naturale decidere che quei profumi e quei sapori sarebbero diventati la mia professione.

Ricordo la sorpresa di Francesco quando gli confessai d’aver terminato un corso di degustazione (per festeggiare aprì una bottiglia di Sassicaia che conservo ancora). Sorpresa ancora maggiore ebbe, qualche anno dopo, al racconto del mio incontro fortuito con Luigi Veronelli e della proposta avanzatami da Gino di divenire suo assistente. Il caos/caso… Francesco anni prima era stato allievo e braccio destro di Veronelli, nonché ideatore e direttore del Seminario Permanente Luigi Veronelli, per passare poi alle pagine del Gambero Rosso e al Corriere della Sera.

Cena dopo cena, anno dopo anno, il silenzio divenne confronto, nacque qualche piccola collaborazione professionale, viaggi, visite, assaggi tra passione e lavoro, amicizia e insegnamento. Chi misura l’amicizia con la confidenza e la goliardia ci avrebbe forse considerati poco più che conoscenti, chi la misura, invece, con la stima e la condivisione di valori avrebbe colto, credo, la nostra vicinanza.

Francesco è morto improvvisamente nell’agosto 2011. Mi trovavo in Palestina con la vendemmia alle porte, ma riuscii a rientrare per il funerale. Inutile dire quanto può mancare un amico. Mi sarebbe piaciuto sorprenderlo ancora, nel 2013, dicendogli che, per volere di Gigi Brozzoni, sarei tornato al “suo” Seminario Veronelli e ne avrei assunto la direzione.

Gianni Mura, in un’intervista di qualche anno fa, osservava come alla scuola di Veronelli si fossero formati alcuni “uomini del vino” curiosamente rispondenti a un preciso identikit: barba, girovita abbondante, allergia alle cravatte, insofferenza per la mondanità e – non strettamente necessario, ma raccomandato – brutto carattere. Ho conosciuto alcuni dei tesserati di questo strano club: lo stesso Mura, Francesco Arrigoni, Gigi Brozzoni, Elio Ghisalberti e Leonardo Valenti (dubito che il sottoscritto – sprovvisto di barba e… di un naso all’altezza – possa mai farne parte, nonostante il sovrappiù di caratteraccio). Alcuni di loro, insieme ad altri “compagni di strada” di Francesco, alla moglie Antonella e al figlio Dante hanno dato vita al Premio Francesco Arrigoni, a sostegno di iniziative in ambito agricolo e gastronomico caratterizzate da una forte valenza etica, la stessa che Francesco ha messo in ogni sua opera.

Domenica prossima, 4 maggio, alle 10,30, presso il Monastero San Pietro in Lamosa (Provaglio d’Iseo, Brescia) il Premio Francesco Arrigoni, giunto alla seconda edizione, sarà conferito a Vincenzo Billeci, assessore-pescatore di Lampedusa in rappresentanza di tutti i pescatori dell’isola.

La motivazione è la seguente:
“L’antico e duro lavoro dei pescatori di Lampedusa è cambiato. Non solo pesci, nel mare vicino all’isola della speranza, ma centinaia, migliaia di migranti, non tutti vivi purtroppo. La legge del mare, aiutare chi è in difficoltà, non è scritta come altre, anche sbagliate, e i pescatori di Lampedusa la rispettano: sempre in prima fila, da anni, in una catena di solidarietà e coraggio che fa onore ai lavoratori del mare”.

L’evento è pubblico e la partecipazione aperta a tutti: ai vignaioli e ai ristoratori di cui Francesco ha scritto, ma anche ai colleghi, agli amici e ai lettori. Sarò presente, naturalmente, anche in rappresentanza del Seminario Veronelli, e invito tutti i nostri Associati a fare altrettanto.

Andrea Bonini