Nulla a che vedere con il tormentato e drammatico romanzo di Thomas Hardy (e relativo film del 1967 di John Schlesinger), ma solo la voglia di pensare ad un pezzo di Sardegna lontano dalle folle vacanziere delle estati para o pseudo bilionarie, con gli immancabili e conseguenti fuori stagione di desolante e post-atomico aspetto.

Vogliamo invece condurvi in un angolo di Sardegna di grande bellezza, molto riservato, quasi intimo, che guarda occidente, per cui dalle sue bianche spiagge e morbide dune si gode il tramonto con il sole che si tuffa nel mare; e, quindi, dove gli ottimisti e gli innamorati (ricordate il film di Eric Rohmer del 1986?) sostengono di vedere il famoso e celebrato raggio verde.

Siamo nella penisola del Sinis, culla della viticoltura dell’isola, che qui ha lasciato tracce antichissime, come ancora molto antichi sono i vitigni che vengono coltivati con le relative forme di allevamento ad alberello. I suoli più prossimi al mare sono depositi Pleistocenici con crostoni calcarei teneri e sabbie di dune più o meno cementate; verso l’interno della penisola troviamo, invece, suoli più antichi con basalti compatti e a bolle scaturiti dal ciclo vulcanico del Miocene. Il clima è di tipo mediterraneo con continue brezze marine, ma anche con frequenti e benefiche incursioni del Maestrale.

A fine settembre le uve di Nieddera, Caddiu e di altre semisconosciute varietà giungono a maturazione e vengono vendemmiate manualmente; dopo una scrupolosa cernita dei grappoli si avvia il processo di vinificazione, che dopo la pigiadiraspatura prevede la fermentazione alcolica a temperatura controllata con macerazione delle bucce per 8-10 giorni, periodici rimontaggi e travasi. La maturazione del vino si svolge in botti di rovere di taglia piccola e media, vale a dire barriques e tonneaux, mentre l’affinamento in bottiglia si protrae per circa 12 mesi.

Il vino si chiama Barrile Isola dei Nuraghi Rosso 2008 dell’Azienda Vinicola Còntini Attilio di Cabras in provincia di Oristano; prende il nome delle botticelle sarde che contenevano il migliore vino da offrire il giorno delle nozze. Il vino da noi assaggiato si presentava con un bellissimo colore rubino di profonda tonalità; il profumo si espandeva con toni di frutti molto maturi, quasi selvatici, con un tocco moderatamente vegetale e balsamico, ben speziato ed un lontano ricordo di radice di liquerizia; al gusto, poi, si ripetevano le sensazioni olfattive, mentre il timbro tannico di sottile e finissima trama riusciva a dare consistenza e masticabilità.

È una Sardegna che non ci si aspetta e che non si trova neppure facilmente; te la devi cercare, la devi assecondare e lasciare che sia lei ad accorgersi della tua presenza; solo allora ti ospiterà con cordialità e qualche volta con calore.

Gigi Brozzoni