Vi sono tanti modi di comunicare la realtà aziendali e anche molti argomenti da poter utilizzare al proprio fine; solitamente le aziende vitivinicole hanno la possibilità di scegliere tra l’ambiente ed il clima, tra la vigna di vecchia data o quella appena piantata con cloni selezionati, tra il lavoro di cantina con apparecchiature altamente tecnologiche e botti di rovere di diversa provenienza e dimensione; chi punta sulla fama dell’enologo consulente e chi sul lavoro di squadra; e via dicendo.

Cosicché un giorno ho aperto una bottiglia ed ho avuto subito bisogno di sapere qualche cosa di quell’azienda, perché avvertivo un certo spontaneo interesse ma non riuscivo a capire quale fosse la molla che mi incuriosiva così tanto. Ed ho scoperto che la maggior parte delle informazioni aziendali mi parlavano di una vigna e del suo modo di coltivarla e di trattare il terreno con il suo manto erboso che la protegge, la nutre, la decora, la preserva e la rende un giardino: ordinato, preciso, organizzato.

La bottiglia in questione era un Vito Arturo Rosso Toscana 2008 di Fattoria Le Fonti di Poggibonsi (Siena); Vito Arturo era il padre dei fratelli Imberti, bergamaschi di origine, al quale è stato dedicato il vigneto più prestigioso dell’azienda, frutto di una selezione massale di Sangiovese che popolava questa terra, e così si chiama anche il vino che se ne trae: 6500 bottiglie da due ettari e mezzo di vigna.

Mostra con spontaneo orgoglio tutte le fragranze che questo nobilissimo vitigno sa esprimere quando è trattato bene sia in vigna sia in cantina, con i suoi sentori animali e di tabacco, di spezie calde e fresca violetta, le note fruttate ed il suo brio espresso tra acidità fragrante e tannicità scaltra ed agile. Una perfetta espressione del terroir fatto di ambiente, vitigno e uomini che assieme creano un grande cru.

Gigi Brozzoni