La striscia di territorio che sta a cavallo del quarantunesimo parallelo nord pare proprio essere la grande patria dell’Aglianico. Su quella linea immaginaria troviamo tutte le più importanti Denominazioni di Origine che hanno questo vitigno come base ampelografia di produzione.

Se volessimo partire da ovest per percorrere verso est il quarantunesimo parallelo incontreremmo una serie di territori vulcanici, insolita e allarmante, con terre scure e quasi nere dominate dal vulcano Roccamonfina, vicino al Tirreno, e il Vulture nel centro della Basilicata. Ancora pochi chilometri ed eccoci approdare sulle terre pugliesi, praticamente opposte a quelle fin qui incontrate.

Il territorio si allarga quasi pianeggiante, ha abbandonato le tinte cupe per assumere un colore bianco candido e lucente. Siamo nelle Murge: le violente e distruttive eruzioni vulcaniche sono lontane chilometri e milioni di anni. Queste terre le ha generate molto recentemente il placido mare Adriatico. Vediamo allora come si sono formati questi candidi tufi che si lasciano penetrare in profondità dalle tenaci radici dell’Aglianico.

Tutto inizia durante il Cretaceo Superiore con un clima quasi tropicale: sui fondali marini poco profondi dell’Adriatico meridionale lentamente ma inesorabilmente si accumulano detriti di gusci di minuti animali marini che formano strati carbonatici, ovvero carbonato di calcio, che via via aumentano di spessore e che con la pressione esercitata dall’acqua marina si compattano diventando calcare bianco, duro e quasi cementato. Il mare lentamente arretra così da far emergere questi suoli chiamati Calcare di Altamura che si estendono fino a sud di Bari.

Ma con il passare delle Ere, dei Periodi e delle Epoche, la parte più a nord di questi suoli sprofonda ancora sotto il mare, dove riprende quell’antico lavorio di accumulo di animaletti marini, frammenti di alghe e parte di granuli di roccia di Calcare di Altamura erosi dai movimenti delle onde marine. Ancora, lentamente ma inesorabilmente, si formano nuovi depositi di carbonato di calcio che non hanno però il tempo di compattarsi come avvenuto in precedenza: ormai siamo a cavallo del Pliocene Superiore e del Pleistocene Inferiore, quindi passano soltanto uno o due milioni di anni e le rocce restano per ciò più soffici e friabili. Emergono così dalle acque marine, vengono spinte in alto per alcune centinaia di metri, divenendo ciò che oggi chiamiamo Calcarenite di Gravina.

È su queste candide terre che nasce il vino cha abbiamo stappato per oggi, il Castel del Monte Aglianico Bocca di Lupo 2004 dell’azienda Tormaresca di proprietà della famiglia Antinori. La sede aziendale è a San Pietro Vernotico in provincia di Brindisi, ma la tenuta Bocca di Lupo è in comune di Minervino Murge, in provincia di Bari.
Inutile descriverlo perché ha tutto il carattere e la potenza dell’aglianico ma anche tutta l’eleganza e l’equilibrio di questi suoli incisivi ma gentili. Assolutamente da bere in questa stagione, ballerina e imprevedibile.

Gigi Brozzoni