Sono andato a cercare i colori delle montagne che ci ha narrato Gigi Brozzoni qualche settimana fa, ma ho scoperto altri calori ed altri racconti. Forse perché Gigi dalle sue finestre di Bergamo Alta è volato nella Vigna La Tour di Aymavilles e si è lasciato scaldare dalle impercettibili gradazioni tra il rosa pallido ed il rosso violaceo delle nevi illuminate dal sole ancora basso di fine inverno, ispirato dal bagliore rubino, dai fiori, dai dolci frutti e dalla linfatica grafite del Fumin.

Io mi sono spinto ad osservare più in alto, tra le vigne di Morgex, e da lassù l’algido nitore dei ghiacciai ha illuminato di una luce pura e abbacinante il giovanile ricordo di un giovane Baudelaire: Lassù, lassù, lontano dalla via sicura, / dai poderi e dai valloni, oltre le colline, / le foreste ed i tappeti d’erba, […] Su quei monti ove il vento ogni orma cancella, / su quei ghiacciai brillanti al sole d’oro, / su quelle altere rocce con al varco le vertigini, […] sotto i miei piedi, sulla testa e ovunque il silenzio, […] il silenzio eterno e la montagna immensa, / perché l’aria è immobile e tutto sembra un sogno. / Sembra che […], tra tanta solitudine, / […] quei monti laggiù / ascoltino, raccolti nel loro grave atteggiamento, / un divino mistero che l’uomo non intende. / E quando per caso una nuvola vagante / oscura nel suo volo il lago silenzioso, / sembra di vedere l’abito e l’ombra trasparente / d’uno spirito che viaggia e passa per i cieli.

Mi sono arrampicato sempre più su con sconclusionata bramosia, fin quasi a perdermi cercando di trattenere un senso di umanità che insensatamente sfuggiva. Poi, appena in tempo, mi sono ritrovato; sono tornato al calice posato dinnanzi a me, alla sua brillante lucentezza, ed ho lasciato che il Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Brut Cuvée du Prince 2007 della Cave du Vin Blanc di Morgex mi donasse di nuovo la confidenza con la sapida roccia di quelle vette, con la frizzante e limpida freschezza di quei cieli, che mi insegnasse ancora la fragranza dei frutti aciduli, l’aria balsamica, mentolata, vitale, i guizzi verdi e vegetali che si levano dalle foreste di montagna, mentre la pungolante catena del perlage, stuzzicando insistente le narici e il palato, mi ha alla fine risvegliato da quel bizzarro incanto e ricondotto in più usati regni, dove uomini e montagne, spiriti e terre si riscoprono uniti in un’intima familiarità sussurrandosi i loro misteri.

Marco Magnoli