Spirto gentil, che quelle membra reggi / dentro le qua’ peregrinando alberga / un signor valoroso, accorto et saggio,… forse per molti è solo un lontano ricordo scolastico di quando sui libri si sudava la fatica del mettere a memoria i concetti duri e pesanti di Francesco Petrarca, il quale inizia lieve ed aereo ma poi, nel volger di due righe, già fa presagire gravità e peso.
Sto bevendo un vino che in etichetta è nominato Spirto e trovo in esso tutta la sua forza evocativa, che partendo da profumi gentili e lievi subito si carica di gusti densi e consistenti; ed è raro che il solo nome di un vino sia in grado di contenere e suggerire l’esatto suo carattere, indole e personalità.

Ma anche l’etichetta che ha per titolo Spirto appena sotto pone il quadrato magico (che compare anche su un’altra bottiglia di vino), ovvero le parole SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS che disposte ben incolonnate danno origine ad un palindromo multiplo originalissimo e curioso, il cui significato, però, rimane oscuro, nonostante da due millenni si stiano facendo ipotesi.

Ma allora che ci fa il quadrato magico sull’etichetta di Spirto Toscana Rosso 2002 dell’Azienda Agricola Sant’Agnese dei Fratelli Gigli a Piombino? Io mi son fatto l’idea che un grande vino sia organoletticamente percorribile in diversi sensi, trovando subito la leggerezza floreale per poi passare a frutti densi e maturi, spezie quasi piccanti con liquerizia e cacao tostato; una fresca brezza vegetale ci può riportare indietro fino ai fiori e risalire di nuovo. Così il gusto ripete i percorsi già esplorati, propone nuovi tragitti fino alla trama tannica finissima e morbida, il calore dell’alcol e la freschezza acida. E via di nuovo.

Questo Spirto del 2002, annata non felicissima ma che in quest’azienda ha superato brillantemente gli esami, conteneva ancora del Cabernet Sauvignon che negli anni successivi ha trovato altra destinazione lasciando a Spirto solo l’essenza del Merlot. Di un grande merlot che Paolo Gigli coltiva sulle arenarie Cenozoiche con il sorriso stampato in fronte.

Gigi Brozzoni