Stiamo vivendo un momento inquietante e non vediamo ancora la fine di questo tunnel e di conseguenza non sappiamo o immaginiamo nemmeno cosa ci possa essere dall’altra parte. Non vogliamo essere pessimisti, anche se è noto che le famiglie italiane non hanno più soldi, hanno dato fondo ai loro risparmi ed ora si apprestano a vendere i “gioielli di famiglia”: continuano, infatti, ad aprire negozi che acquistano oro e gioielli pagando in contanti, i giochi d’azzardo imperversano in tutte le loro nefande sfaccettature e la politica italiana è allo sbando e litiga per ogni quisquilia.

Anche nel mondo del vino stiamo vendendo i nostri gioielli: i nostri più prestigiosi marchi stanno cambiando di proprietà: Ruffino agli americani, Avignonesi ai belgi, Gancia ai russi e Argiano ai brasiliani, per citare soltanto alcuni casi esemplari.

E proprio di Argiano abbiamo trovato una bottiglia che ci ha subito incuriositi e l’abbiamo portata a casa per la cena; non era un Brunello bensì Il Duemilatre di Argiano Rosso di Toscana 2003, vale a dire il declassamento di quello che avrebbe dovuto essere il Brunello di Montalcino 2003 che, essendo figlio di un millesimo decisamente negativo per l’eccesso di calore e la mancanza di piogge, l’Azienda ha pensato bene di declassare perché non conforme a quanto è lecito attendersi da una bottiglia che porta in etichetta il nome Brunello di Montalcino. Quel vino è stato, quindi, declassato dalla Docg alla Igt per rispettare i consumatori, per rispettare la tradizione, per non indebolire un bene collettivo.

Si badi bene che Il Duemilatre di Argiano è tutt’altro che un cattivo vino, ma ha note di frutto troppo maturo ed evoluto, manca di acidità e di quel nerbo tannico che caratterizza il Brunello. E allora plaudiamo a chi ha avuto il coraggio di rinunciare ad una annata di Brunello, e di conseguenza anche ad una buona parte di denaro, e ha mostrato tutta la serietà e il rigore necessari per essere al vertice della qualità e per rimanervi saldamente, anche quando i millesimi sono sfavorevoli, anche quando il Consorzio, decisamente irresponsabile, al 2003 ha assegnato quattro stelle (su cinque).

Ora Argiano è nelle mani di un gruppo brasiliano e noi siamo preoccupati, non tanto per la serietà dei brasiliani che non mettiamo assolutamente in discussione, ma perché stiamo mettendo nelle mani di chi non conosciamo la nostra credibilità, il nostro prestigio, la serietà e l’impegno di tanti vignaioli, di tanti imprenditori, di tante cantine e di tanti italiani. Che ne sappiamo se e fino a quando i nostri interessi ed i loro coincideranno?

Gigi Brozzoni