I nostri lettori più fedeli ricorderanno come, solo la scorsa settimana, siamo saliti sulle colline dell’Irpinia per conoscere meglio ed apprezzare il greco di Tufo. Oggi ci spingiamo decisamente più a nord per incontrare un altro vitigno giudicato autoctono, anche se in realtà la sua paternità è piuttosto controversa.
Ci troviamo in Valle d’Aosta ed il vitigno di cui vogliamo parlarvi è la petite arvine, varietà antica che sta suscitando sempre maggior interesse nei viticoltori locali in quanto viene considerato particolarmente rappresentativo della regione e dotato di un temperamento ben definito. Si diceva, però, della sua origine che è contesa tra la Valle d’Aosta ed il Cantone svizzero del Vallese.
Sono stati tuttavia gli stessi Svizzeri a fare, loro malgrado, chiarezza sulla questione; recenti analisi condotte dall’Istituto di Changin avrebbero, infatti, rivelato come la petite arvine discenda dagli Orious, famiglia che raccoglie pressoché tutti i ceppi autoctoni valdostani. In ogni caso, a nostro modo di vedere, definire l’esatto luogo di provenienza delle uve coltivate da tempi antichi in queste aree non ha grandissima importanza.
Quel che conta, piuttosto, è il fatto che la diffusione del medesimo vitigno sui due opposti versanti delle montagne e la conseguente confusione sulle sue origini dimostra ancora una volta come gli usi, le tradizioni, la cultura anche materiale non seguano le vie più comode, ma si cementino in una mentalità condivisa tra popoli che sperimentano i medesimi stimoli materiali ed i medesimi abiti mentali derivati da una comune condizione di vita.
Le alte vette, dunque, non sono una barriera, bensì un collante che ha unito le genti quasi senza soluzione di continuità dando vita a quel fantomatico genius loci che tanto spesso si invoca, ma difficilmente si è in grado di descrivere con precisione. La petite arvine può, quindi, essere ritenuta a tutti gli effetti un vitigno autoctono di questa regione, in quanto partecipa a pieno titolo dell’atmosfera che abbiamo cercato di tratteggiare; così come vi partecipano i vignaioli che se ne prendono cura nei loro vigneti.
Tra questi ci sono sicuramente i fratelli Grosjean di Quart, provincia di Aosta, nella cui Vallée d’Aoste Petite Arvine Vigne Rovettaz 2011 mi sono imbattuto qualche sera fa. Il vigneto Rovettaz è davvero un’autentica vigna di montagna, esposta a sud/sud-ovest con pendenze di oltre il 70%; la petite arvine vi è stata impiantata a Guyot tra il 1988 ed il 1990.
Ne nasce un vino dal frutto dolce e maturo, con ricordi di albicocca guarniti da un accenno speziato vagamente tostato, ravvivati da una vena sapida, schiettamente minerale, dal lieve tocco di erba sfalciata e da un’acidità che dona succosità insieme al finale deliziosamente ammandorlato. Un vino dotato, insomma, di una personalità netta e facilmente collocabile in un territorio dal carattere altrettanto netto e distintivo.
Marco Magnoli