Non avevo intenzione di far torto a nessuno e tanto meno alla Valtellina che, come sapete bene, amo e ammiro molto, ma come saprete altrettanto bene, in tema di vini e di cibi non ci è proprio permesso di essere fedeli. È come se l’infedeltà fosse la più salda e sensibile alleata della conoscenza.

Fatto sta che la scorsa settimana, tornando a casa dalla Valtellina, abbiamo fatto tappa in uno dei più suggestivi santuari dell’enogastronomia: posta al centro di Morbegno la bottega dei fratelli Ciapponi custodisce nelle sue viscere ogni bene che ciascun gourmand sogna per la sua tavola, per la sua cantina, per la sua dispensa.

Ricordando che di lì a pochi giorni avremmo ripreso le serate di degustazione al Seminario Veronelli con i Barolo di Serralunga d’Alba abbiamo pensato che sarebbe stato molto bello avere un gran formaggio per accompagnare e terminare i nostri vini. E così, senza porre troppi indugi, si siamo comperati un bel pezzo di Bitto di alpeggio stagionato cinque anni, ce lo siamo fatti mettere sotto vuoto per mantenere inalterata la sua umidità e la sua aromaticità, e ieri sera ce lo siamo mangiato in compagnia dei nostri collaboratori – meglio, compagni di cordata – del Seminario.

Tanti abbinamenti, tanti bocconi e tanti sorsi, tutti buonissimi ma su tutti ci è parso chiarissimo uno speciale filo che univa il nostro formaggio alla bottiglia di Barolo Margherìa 2009 di Massolino – Vigna Rionda di Serralunga d’Alba.
Non ce ne vogliano i tanti e bravi produttori di Valtellina superiori e sforzati se abbiamo infranto il legame tra vino e cibo del territorio e promettiamo loro che al prossimo sgarbo che ci stuzzicherà la golosità proveremo un buon Valtellina Superiore Inferno con un buon Roccaverano stagionato al punto giusto.

Gigi Brozzoni