Solo per iniziare bene: http://www.youtube.com/watch?v=6gzEXgEccLE

Spesse volte e con un briciolo di ironia si tende a dividere in due categorie i nostri migliori vignaioli: ci sono i bianchisti e i rossisti, ovvero due specializzazioni che si vorrebbe creino anche due modi diversi di pensare. Più analitici e rigorosi, quindi scientifici, in ogni loro lavoro i bianchisti, che hanno sempre bisogno di supporti analitici e tecnologici; spontanei e generosi, e quindi empirici, i rossisti, che si fidano soprattutto della loro sensibilità ed esperienza.

Naturalmente sappiamo che è solo un gioco, anche se siamo convinti che vi siano persone che effettivamente nel corso della loro vita hanno stupito più con i loro vini rossi che non con quelli bianchi; sono infatti rari i vignaioli che hanno fondato la loro fama esclusivamente con i vini bianchi. In entrambe le categorie c’è comunque la voglia di far valere la propria capacità anche nell’altro settore, per non dare l’impressione che il proprio successo sia dovuto principalmente all’ambiente o al vitigno e non al proprio lavoro.

E con questi ragionamenti non ho resistito alla tentazione di aprire una bottiglia di vino rosso prodotto da un bianchista; un grande bianchista, forse uno dei più grandi che questo Paese abbia avuto: Mario Schiopetto. Mario è mancato già da alcuni anni, ma i suoi figli hanno raccolto tutto il sapere e il saper fare racchiusi nell’esperienza produttiva di questa azienda; questo vino rosso continua, quindi, ad essere prodotto replicando le vinificazioni e gli affinamenti che Mario Schiopetto mise a punto.

Il Podere dei Blumeri Rosso Venezia Giulia 2009 dell’Azienda Agricola Mario Schiopetto di Capriva del Friuli in provincia di Gorizia è un vino che affascina dal primo momento, perché ha una impressionante compostezza aromatica; ogni elemento percepito è della giusta intensità e si combina in modo equilibrato con gli altri sentori. I frutti di bosco ben maturi, il tocco vegetale con rimandi selvatici, le note speziate dolci ma con un pizzico di pepe, vaghe impressioni di fiori e di radici come la viola e la liquirizia. E anche al gusto si replica questo magico equilibrio, nonostante vi sia tannicità ed acidità da aggiungere ai precedenti ingredienti. Forse è proprio il tocco del bianchista Schiopetto che ha levigato le asperità del refosco ed anche le pungenze del cabernet e del merlot che in queste terre di confine si mostrano spesso con una certa disinvoltura.

Nulla di serio, verrebbe da dire; è solo un gioco. Ma come tutti i giochi spesso si fanno seri. Tremendamente seri, a volte persino troppo.

Gigi Brozzoni