Leggevo qua e là sul web che, secondo una stima della Coldiretti, nel 2013 il consumo di vino in Italia sarebbe crollato fino a 40 litri pro capite, ovvero al livello più basso mai raggiunto dall’Unità d’Italia fino ad oggi. Celiando un poco, viene da domandarsi cosa avrebbero pensato di questo dato i “padri fondatori” del nostro Stato unitario, almeno quelli che non si occuparono solo di politica, ma ebbero anche un peso diretto o indiretto nelle nostre enoiche vicende.

Il primo a venire alla mente è senz’altro Camillo Benso conte di Cavour il quale, all’epoca in cui fu sindaco di Grinzane, svolse un ruolo non secondario nella nascita del Barolo. Un altro personaggio risorgimentale che, in qualche modo, ebbe a che fare con il vino fu, però, anche Quintino Sella. Ingegnere, economista, più volte ministro del governo sabaudo, fu tra i fautori dell’Unità nazionale. Proveniva da una famiglia biellese attiva fin dal Seicento nel settore tessile, che nel 1886 fondò una banca ancora oggi in attività. Tra l’una e l’altra impresa, nel 1671 i Sella acquistarono i loro primi vigneti a Lessona, piccolo territorio viticolo del Nord Piemonte, dando vita ad una tenuta tuttora di proprietà dei discendenti. Vuole una leggenda che proprio con un Nebbiolo delle sue tenute Quintino abbia brindato al conseguimento dell’Unità d’Italia.

A mo’ di buon augurio, nella speranza che i consumi di vino nel nostro Paese si risollevino come ai bei tempi che furono, ho allora voluto stappare una bottiglia di Lessona Omaggio a Quintino Sella 2005, prodotto dalle Tenute Sella di Lessona, provincia di Biella. Nel 2005, il vino dedicato al celebre statista è stato prodotto con 85% di nebbiolo e 15% di vespolina coltivati nel vigneto “Rava”, dove viti di cinquant’anni affondano le radici nel particolarissimo terreno di questa zona, formato da antichissime sabbie marine plioceniche di colore giallo aranciato, preservatesi nei millenni dall’erosione dei venti settentrionali grazie alla protezione offerta dal retrostante Monte Rosa. Un suolo rarissimo, con un’acidità elevatissima (pH medio 4,4) e ricchissimo di minerali, tra cui potassio, ferro e manganese.

L’annata 2005 nel Nord Piemonte è stata irregolare, con primavera fresca, estate inizialmente calda, ma assai piovosa in agosto e conseguente ritardo della vendemmia. Dopo la raccolta, le uve sono state vinificate in acciaio con 26 giorni di macerazione, malolattica svolta in legno la primavera successiva e 36 mesi di affinamento in botti di rovere di Slavonia da 25 hl. Il vino, versato nel calice, si mostra in una veste rubino brillante e offre profumi intensi, con tocco floreale appena speziato e speziatura appena piccante, frutto fragrante e lieve accenno minerale e linfatico; all’assaggio spiccano l’acidità spigliata ed una trama tannica finemente tessuta, ma fiera e gagliarda, ancora giovanissima, che stuzzica la succosa nota di lampone e sostiene il gusto in un lungo finale dalle incantevoli sfumature minerali, che quasi ricordano il sangue e la ruggine.

Un vino affascinante questo Lessona, per assaporare il quale ogni scusa è buona, sia essa l’Unità d’Italia (come pare fu per Quintino) oppure il crollo dei consumi vinicoli (come è stato per me). Un godimento un poco offuscato da una fresca notizia: Cristiano Garella, giovane enologo per il cui talento nutriamo stima incondizionata, dal 2007 anima delle Tenute Sella, ha recentissimamente lasciato l’azienda. Speriamo che ciò non preluda ad un cambio di stile e di rotta in cantina. Sella, tuttavia, ha fatto bene prima di Cristiano come ha fatto benissimo con Cristiano; non disperiamo, quindi, che possa fare altrettanto bene anche dopo Cristiano.


Marco Magnoli