Sembra una macchina lanciata a 300 kilometri orari, sfreccia così veloce da lasciarti senza fiato tanto che ci si chiede se questo bolide abbia un adeguato impianto frenante, efficienti sospensioni per garantire la tenuta di strada, uno sterzo preciso; ma sembra quasi che non ci sia nessuno alla guida, c’è questa inerzia che continua a spingerla a questa folle velocità. Se dovessimo guardare unicamente a come è stata organizzata questa anteprima non potremmo che attendere lo schianto, terribile e fragoroso; speriamo ci sia dell’altro e che l’Amarone continui ad incontrare i favori del pubblico straniero, altrimenti dovremmo davvero preoccuparci. Siamo ormai giunti a 17 milioni di bottiglie con un incremento decennale di oltre il mille per cento; non sarebbe il caso di rallentare un poco?

Veniamo, quindi, all’Anteprima veronese di sabato mattina: ci consegnano una cartella stampa che contiene unicamente un foglio con l’indirizzo del sito ove è pubblicata la cartella stampa, ma tutti scopriamo che non è stata predisposta nessuna connessione WiFi e rimaniamo tutti senza alcuna informazione. Attendiamo pazientemente oltre le undici per ascoltare il sempre ottimo Daniele Accordini che ci parla dell’annata 2009, delle condizioni climatiche della stagione vegetativa e del periodo di appassimento nelle diverse aree della Denominazione mostrando i dati analitici dei vini che ne sono nati. Siamo ad una anteprima ma ancora non è possibile assaggiare i vini.

Si apre un poco di dibattito sui dati tecnici e si apre il capitolo commerciale con le osservazioni della Camera di Commercio di Verona e le impressioni del Direttore di Vinitaly: si riapre il dibattito che sarebbe interessantissimo poter ampliare se non fosse che, a quel punto (sono ormai le ore 13.00), tutti i giornalisti alla chetichella abbandonano l’aula e scendono in sala degustazione. Ci sono 58 campioni da assaggiare di cui 32 sono campioni da botte e quando si è finito sono le ore 15. Si sale al piano superiore per mangiare qualche cosa al buffet, ma non c’è un appendiabiti e nessun bicchiere per bere un poco d’acqua. Quando siamo ormai giunti verso le sedici e vorremmo andare a fare quattro chiacchiere con i produttori presenti arriva l’ondata del pubblico pagante e presto le sale diventano zeppe, non si riesce ad ascoltare né a farsi ascoltare. Tanto vale uscire, fare due passi attorno all’Arena e fino a piazza delle Erbe, e tornarsene a casa.

Ma cosa ho scritto di quei 26 Amarone della Valpolicella 2009 già in bottiglia? Che è un’annata che non mi piace troppo per alcuni profumi di frutta cotta, per residui zuccherini eccessivi e grevi, per tannini spesso spigolosi che stridono con la dolcezza e per note vegetali verdi ed acerbe che non aiutano l’eleganza. Ma, naturalmente, anche in annate così difficili c’è sempre qualcuno che sa cosa e come fare in vigna, in fruttaio e in cantina per ottenere risultati positivi; vi farò alcuni nomi tra quelli che hanno imbottigliato: il solito Stefano Accordini (ci mancherebbe anche che non ci fosse!), Giuseppe Campagnola, Cantina di Negrar, Cà Rugate, Cavalchina, Soraighe, Pasqua Villa Borghetti, Roccolo Grassi, Tinazzi La Bastia e Piero Zanoni. Tra le prove di botte ho sentito cose interessanti, ma preferisco aspettare i vini una volta imbottigliati.

Gigi Brozzoni