Chissà per quale strana ragione non siamo dei compratori razionali e motivati, bensì acquirenti istintivi e volitivi; non partiamo da casa per andare ad acquistare razionalmente ciò di cui necessitiamo, ma siamo ancora un poco dei primitivi che partono dalla loro grotta per procurarsi del cibo e catturano ciò che trovano e ciò che più li attrae.
È con questo spirito che siamo partiti per il solito supermercato alla ricerca di qualcosa di buono ed insolito da cucinare a nostra figlia, attenta buongustaia, che è venuta a trovarci; abbiamo passato in rassegna verdure e frutti coloratissimi e profumati, pesci, molluschi e crostacei che odoravano di mare, e poi tutte le carni bianche e rosse di tutti i tagli possibili e immaginabili, di diversi animali grandi e piccoli. Ma quando siamo passati davanti ad una bell’anatra domestica, non troppo grossa e grassa non abbiamo potuto resistere e ce la siamo comperata.
Ma adesso arriva il difficile: come cucinare un’anatra di bell’aspetto senza cadere nella banalità della cottura al forno, con qualche buon aroma e magari con una spruzzata di vino bianco? Aiuto! Help! (ascoltate questo aiuto che se non altro vi darà un poco di allegria: http://www.youtube.com/watch?v=ZNahS3OHPwA ) Il soccorso abbiamo l’abitudine di chiederlo a Pellegrino Artusi che nel suo “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiare Bene” ci offre sempre la possibilità di non sciupare delle buone materie prime; prendiamo il libro e iniziamo a scorrere, ma siamo subito distratti dalla dedica di questo libro: “Ai miei genitori che mi hanno nutrito con amore e competenza”. Speriamo di riuscire a fare altrettanto.
Dall’indice scopriamo alcune ricette molto interessanti, ma è su quella di pagina 263, Germano in Umido II, che ci concentriamo; tanto più che Artusi conclude la ricetta scrivendo: “Nella stessa guisa si può trattare l’anatra domestica”. Affare fatto, questa sarà la nostra ricetta che prevede, tra gli ingredienti, l’impiego di buccia e succo di una bell’arancia.
Non ci è restato che scegliere la bottiglia adatta ad accompagnare la nostra anatra domestica secondo le prescrizioni di Pellegrino Artusi, romagnolo di nascita; beh, il gioco è stato troppo facile. Ci siamo imbattuti in una bottiglia di Sangiovese di Romagna Superiore Riserva Pruno 2007 di Drei Donà – Tenuta la Palazza di Forlì e non abbiamo potuto fare altro che portarla in tavola, stapparla e servirla in ampi calici dai quali è subito sgorgato un fluente profumo di frutti di bosco e inchiostro, spezie dolci e cuoio, violetta e tabacco fermentato. Le premesse, ascoltando anche il profumo che sfuggiva al tegame, erano perfette.
Gustato il vino e le sodi carni dell’anatra così aromatizzata dall’arancia, si sono udite poche parole, sintetici commenti e qualche mugolio: sublime!
Buon appetito a tutti.
Gigi Brozzoni