Sarebbe troppo facile liquidare questa tendenza, che tra l’altro non conosce crisi, con la solita storia del ritorno alle origini, del richiamo della terra (e tutti che, più o meno disinvoltamente, si infilano le mani in tasca e…); prima o poi qualcuno dovrà studiarlo veramente questo fenomeno.

Sta di fatto che un ingegnere, un veterinario e un industriale abbandonano le loro professioni per dedicarsi alla terra. Anzi, per la precisione alla viticoltura, che è cosa ben più complicata; per di più in Umbria, una regione persino difficile da raggiungere e, come se non bastasse, con un vitigno ostico a dir poco come il Sagrantino.

Questa è la storia dei fratelli Giuseppe e Luciano Cesarini e di Fiorella Sartori, moglie di Luciano: una decina d’anni fa hanno dato vita ad un’azienda agricola con l’intento di assommare l’identità del territorio e le più moderne tecnologie; ne sono nati dei vini molto interessanti, sia da un punto di vista qualitativo sia stilistico.

Ho stappato una bottiglia di Montefalco Sagrantino Passito Semèle 2008 di Cesarini Sartori che mi ha subito stupito versandolo nel calice, perché la sua forte densità lo faceva scendere lentamente e si adagiava placidamente sulle pareti del cristallo; poi è arrivato un intenso profumo di frutti canditi e di confettura di mora, di spezie vanigliate e liquerizia, di cacao e caffè tostato; un alito balsamico soffiava sulla dolcezza del sapore mentre si confrontava con una trama tannica di eccezionale spessore e densità e, inaspettatamente, si componeva armonicamente sulla spinta della componente acida.

Un miracolo di equilibrio funambolico e stupefacente. Un vino che vola alto, tanto che Alitalia l’ha scelto per la sua prima classe.

Gigi Brozzoni