Diciamo subito che siamo tra coloro i quali ritengono che la collina di Cannubi sia una e indivisibile; riteniamo anche che il Comune di Barolo, anziché spendere denaro pubblico in questioni che non gli competono, dovrebbe – e avrebbe dovuto – occuparsi meglio dell’amministrazione del suo territorio impedendo che si costruissero nelle sue vallate gli orrendi capannoni prefabbricati e, proprio sulla cima della collina di Cannubi, uno degli emblemi del vino più famoso d’Italia, delle disgustose abitazioni a forma di pagoda. Dimenticando che fu proprio Cannubi a mostrare le sue insegne su una bottiglia di vino nel 1752, ben prima che Barolo prendesse la paternità dei vini ivi prodotti.

Cannubi è la collina lunga e gradualmente crescente posta all’ingresso dell’abitato di Barolo; sorge dalla pianura a 220 metri s.l.m. per toccare i 320 metri alla sua sommità; nonostante quel che spesso ci capita di leggere, non si trova assolutamente alla confluenza dei suoli tortoniani ed elveziani, ma fa parte integralmente di un’Unità di paesaggio geologico formato dalle Marne di Sant’Agata, perché per trovare le Arenarie di Diano bisogna salire parecchio verso Castiglione Falletto e Monforte d’Alba.
A tal proposito sarebbe bene che gli amministratori e gli amministrati consultassero lo studio del territorio di Barolo promosso e pubblicato dalla Regione Piemonte nel novembre del 2000.

Ed è proprio dalle Marne di Sant’Agata, dalle esposizioni da sud-est a sud e fino a sud-ovest e dalla moderata altimetria, che le uve di nebbiolo si caricano di aromi dolci e maturi, di spezie morbide e fragranti e di tannini fini e succosi; ma è poi la sapienza e maestria dei vignaioli e dei cantinieri a far emergere nel Barolo dei Cannubi tutta la sua complessità, la sua misura, la sua eleganza e, importantissimo, la sua prontezza. I Barolo Cannubi 2008 sono dei vini già perfettamente pronti per il consumo; regalano maturità e rotondità appena rallegrate da un pizzico di tannini placidi e miti, adatti anche a quei palati internazionali, ovvero ai nuovi consumatori del mondo, che mal sopportano spigoli e aggressività.

La nostra degustazione, ricca di ben dieci etichette, ha fornito un quadro incoraggiante per il Barolo Cannubi 2008, con una qualità molto alta ed una personalità schietta ed autentica; il nostro pubblico ha incoronato esplicitamente, e quasi all’unanimità, il Barolo Cannubi Boschis 2008 di Luciano Sandrone, appena contrastato da un apprezzatissimo Barolo Cannubi 2008 di Damilano. Eccellenti tutti gli altri vini che hanno raccolto comunque significativi consensi da parte del pubblico, il quale ha tardato ad abbandonare i calici ormai quasi vuoti.

Come tutti i luoghi che si rispettino, anche Cannubi ha una sua colorita e combattuta querelle, e in apertura ve ne ho dato un leggerissimo accenno, ma la sua cronistoria la potrete leggere solo sul prossimo numero de Il Consenso, assieme alle dettagliate note di degustazione della serata.

G.B.