Ci siamo proprio divertiti ieri sera a passare in rassegna gli undici vini con i quali abbiamo provato a tracciare una mappa dell’Aglianico nel nostro Paese.

È una mappa che abbraccia l’Italia meridionale lungo il 41° parallelo, partendo dalla Campania, attraversando la Basilicata per giungere fino in Puglia e da qui continuando con una piccola escursione finale nel confinante Molise. Siamo partiti dai Colli di Salerno, per virare poi verso il Volturno, il Taburno, l’Irpinia, il Taurasi, il Vulture, le Murge e, alla fine, Campomarino: in pratica dal Tirreno all’Adriatico attraverso buona parte dei territori vulcanici che caratterizzano queste terre, con quel complicato intreccio di rigurgiti del Roccamonfina, del Vesuvio e del Vulture.

Dell’Aglianico abbiamo scoperto tutti i più reconditi aspetti organolettici, le più evidenti personalità, le più manifeste attitudini. Per scoprire alla fine che non esiste un Aglianico più buono o migliore di un altro, ma che esistono svariati Aglianico dalla distinta personalità, dal particolare carattere e dalla singolare inclinazione e che queste caratteristiche si possono incrociare con immense ed interminabili variabili.

Diciamo subito che i maggiori favori del pubblico sono confluiti sull’Irpinia Aglianico Terra d’Eclano 2007 di Quintodecimo a Mirabella Eclano, vino dal perfetto equilibrio tra potenza ed eleganza, che ha lasciato a breve distanza un vino che puntava molto, invece, sulla sua innata potenza, ovvero l’Aglianico del Vulture Basilisco 2007 dell’omonima azienda di Barile. Alle loro spalle il pubblico ha spalmato quasi equamente le sue preferenze su tutti gli altri vini della serie, ribadendo in sostanza che dell’Aglianico si apprezza soprattutto la mirabile varianza.

Ma la serata non poteva finire così banalmente, perché avevamo tenuto in serbo una sorpresa: dopo questi primi vini avevamo, infatti, posto in degustazione tre campioni del 2008, fratelli minori di vini già compresi nella prima batteria: si trattava del Taburno Aglianico Riserva Terra di Rivolta 2008 di Fattoria La Rivolta, dell’Irpinia Aglianico Terra d’Eclano 2008 di Quintodecimo e dell’Aglianico del Vulture Basilisco 2008 dell’Azienda Basilisco.

Al pubblico è stato chiesto di trovare il loro fratello maggiore, quello del 2007, degustato precedentemente. Si è immediatamente acceso un serrato scambio di opinioni, bicchieri che venivano agitati ed annusati con accanimento, prove e riprove, annotazioni e cancellazioni, fino al verdetto finale: nessun punteggio pieno, bensì solo due degustatori che hanno scovato il fratello del Terre di Rivolta, cinque che hanno azzeccato il fratello del Terra d’Eclano e otto quello del Basilisco.

Il compito era arduo e difficile, i risultati non esaltanti, ma il divertimento assicurato.

G.B.