Dopo un anno come questo, segnato da situazioni così gravose e difficili per ogni cittadino italiano, bisognava necessariamente chiudere in dolcezza; e abbiamo voluto aggiungere anche la bellezza, perché i Recioto di Soave, a cui era dedicato il nostro incontro di chiusura dell’anno, non hanno perso l’occasione per combinare con eleganza tutta la loro dolcezza fruttata avvolta in raffinate sfumature speziate. E i bravi produttori di Soave ci hanno messo tutta la loro sapienza, tutta la loro tecnica, tutta la loro creatività per fare un Recioto con una distinta personalità, con una precisa identità.

Sanno, i bravi produttori di Soave (e voglio citare i più bravi tra quelli che abbiamo apprezzato ieri sera: Sandro e Claudio Gini, i fratelli Tamellini e Leonildo Pieropan), che avendo a che fare con uve non aromatiche devono cercare l’originalità nella selezione dei migliori grappoli da appassire, nella durata e nelle condizioni ambientali dell’appassimento, nella gestione dell’umidità e dell’eventuale formazione botritica, nell’accurata vinificazione esente da blocchi fermentativi, nella scelta dei contenitori per l’affinamento e nella durata stessa dell’affinamento. Tutti elementi che tolgono o aggiungono particolari, a volte minuscoli, ma, se presi nell’insieme, capaci di modificare le caratteristiche e la qualità del vino.

Molto è stato compiuto negli ultimi anni per migliorare la gestione dei vigneti e molto ancora si dovrà fare per portare a livelli sempre più alti la viticoltura di Soave, tanto maltrattata e malconsiderata dagli offiziali: così, infatti, Luigi Veronelli chiamava i gestori e gli ispiratori delle Denominazioni e dei relativi disciplinari di produzione. Ma ormai lo hanno capito tutti che i bravi vignaioli riescono a fare buoni vini anche in presenza di pessime disposizioni legislative, perché quando un vignaiolo va nella sua vigna, guarda le sue piante, ascolta il fruscio delle foglie e osserva i suoi grappoli capisce immediatamente cosa deve fare per ottenere dei buoni risultati.

E così anche noi cittadini di questo straordinario Paese ci siamo resi conto di aver avuto dei cattivi offiziali, che non ci hanno governato a dovere e ci hanno messo alla berlina, con le tasche mezze vuote; e saremo sempre noi, con il nostro lavoro, con le nostre attenzioni, ascoltando l’umore dei nostri simili, a farci uscire da questa situazione. ‘A da passà ‘a nuttata, diceva Eduardo de Filippo in Napoli Milionaria. Passerà.

Buone Feste a tutti.

G.B.