In medio stat virtus, ovvero “la virtù sta nel mezzo”

Sebbene non possiamo dichiararci strenui sostenitori di questa locuzione latina, l’esito della serata di ieri è stato tuttavia, sotto questo profilo, inequivocabile. Ma andiamo con ordine.

Ieri sera sono ripresi gli incontri del lunedì con la degustazione dei Pignolo del 2007: vino raro e prezioso dei Colli Orientali del Friuli, sopravvissuto miracolosamente all’abbandono che la viticoltura friulana ne aveva decretato per via di due sue caratteristiche colturali: la scarsa produttività e la sensibilità all’oidio, che riduceva ulteriormente la sua redditività. Ne rimasero alcuni ceppi sotto l’Abbazia di Rosazzo e ci vollero l’estro e la sensibilità di Walter Filiputti, divenuto alla fine degli anni Settanta gestore delle vigne di proprietà della Curia di Udine, per far rinascere questo antico vitigno, partendo da due viti che don Nadaluzzi, il vecchio frate addetto alla campagna, assicurava di assoluta eccellenza.

Dalle due viti degli anni settanta siamo giunti fino ad oggi, per trovarci comunque con un modesto patrimonio viticolo, visto che in tutto il Friuli, tra la Doc Isonzo e Colli Orientali, si contano poco più di 60 ettari di pignolo che corrispondono a circa 250.000 bottiglie di vino. Una micro produzione, quindi, ma di un vino con una spiccatissima personalità e riconoscibilità. Deve il suo nome alla forma del suo grappolo, piccolo, compatto e serratissimo come una pigna, ma è anche così aromatico da ricordare il legno di cedro, di abete e larice, ovvero legni impregnati di resina; la sua personalità è, poi, ravvivata da piacevoli note di mentuccia e liquerizia. Al gusto mostra immediatamente una decisa vitalità acida ed una folta tannicità dal piglio incisivo e fiero, che soltanto un lungo invecchiamento è capace di mitigare. Tutt’altro che facile da gustare da solo, diventa ottimo compagno di piatti saporiti, speziati e selvatici.

Ieri sera avevamo sui tavoli sei ottimi campioni, tra i quali tre hanno subito catturato le attenzioni del nostro pubblico: ad una estremità abbiamo trovato la fragranza, la precisione e la schietta personalità del COF Pignolo 2007 di Graziano Specogna da Corno di Rosazzo; all’opposto avevamo la concentrazione, la densità, il vigore e la potenza del vino COF di Michele Moschioni da Cividale del Friuli; in mezzo (medio) il COF Rosazzo Pignolo 2007 di Ronco delle Betulle, ovvero Simone Adami da Manzano.

Noi, essendo aspiranti estremisti-masochisti, ci saremmo buttati senza esitazioni sul vino di Moschioni, per farci inebriare dal suo energico potere; il pubblico, invece, più prudente e riflessivo, ha scelto la virtus quae in medio stare videtur, ovvero il Colli Orientali del Friuli Rosazzo Pignolo 2007 di Ronco delle Betulle. I nostri complimenti a Simone Adami e famiglia, ma anche a tutti i vignaioli che vorranno continuare a coltivare il Pignolo, grande vitigno della nostra amata Patria.

(G.B.)