Degustazione dedicata alle declinazioni del Nebbiolo

Ad una settimana dal Nebbiolo Grapes di Stresa, il Nebbiolo è stato protagonista di una magnifica serata al Seminario Veronelli, che ha voluto cercarne e analizzarne le diverse coniugazioni con i diversi ambienti naturali e culturali nei quali è coltivato e vinificato.

Se al convegno di Stresa si è parlato molto delle variabili genetiche e del polimorfismo del vitigno Nebbiolo, ieri sera al Seminario Veronelli si è disquisito molto sulla sua capacità di risposta e reazione ai diversi e numerosi nodi che distinguono la complessa catena produttiva. Intendiamoci, tutti i vitigni sono sensibili ai cambiamenti colturali e culturali, ma il Nebbiolo lo fa in modo evidente, palese e con una nettissima differenzazione di carattere più che di sole sfumature. Estremamente chiaro ed esaustivo il percorso degustativo della serata.

Si è partiti con la moderna, giovane e dinamica interpretazione enologica che ne fa Domenico Clerico con il suo Capisme-e Langhe Nebbiolo 2010 e con il floreale Langhe Nebbiolo 2009 di Marco e Tiziana Parusso, che documenta la cosiddetta maturità aromatica delle uve quale ultima frontiera del concetto di maturità che la ricerca sta attualmente studiando. Siamo poi passati ad analizzare le tre classiche versioni albesi partendo da un Nebbiolo d’Alba Bricco Barone 2009 di Marziano Abbona, nitido e preciso per aroma e stile, passando da un Barbaresco Martinenga 2007 di elegantissima espressività per poi andare al Barolo Parafada 2007 di Palladino dove potenza e consistenza tannica si fondono perfettamente in note floreali e fragranti.

Tre sono state anche le tappe nel nord Piemonte con due vini novaresi, ma provenienti da suoli diversi: un aromaticissimo e balsamico Boca 2007 de Le Piane, cresciuto sul porfido, che ha mostrato anche una notevole consistenza tannica ed un Ghemme 2005 di Cà Nova, scaturito da sabbie alluvionali, con tannicità levigata e spezie dolci, per tornare ai suoli porfirici del Gattinara 2004 di Nervi, ricco di carattere fruttato ma anche con un piglio tannico di ottima trama. Un’ultima tappa piemontese è stata fatta in provincia di Torino, in quell’anfiteatro morenico di Ivrea con un Carema Etichetta Bianca 2007 di Ferrando dal caldo alito floreale, una nettissima nota di camino ed un tannino levigatissimo e dolce.

Un nebbiolo ancora del tutto differente lo abbiamo cercato in Valtellina, dove clima e suoli son del tutto singolari ed irripetibili; siamo andati a cercare un’area del versante retico molto ad est, in una conca assolata, caldissima e lucente chiamata Inferno, e lì abbiamo trovato il Valtellina Superiore Inferno Riserva 2007 di Plozza con un frutto dolcissimo, spezie morbide e, inaspettato, un tannino fine e liscio tanto da consentire anche un leggero appassimento delle uve, che opportunamente prolungato ha dato vita allo Sforzato di Valtellina Fruttaio Cà Rizzieri 2007 di Aldo Rainoldi, dolce, morbido e caldo da sembrare velluto al tatto.

Ahimè, il giro è terminato ma il pubblico, non pago, lo vuole ripercorrere in un senso e nell’altro finché nei calici, ormai, rimane ben poco. Ed è ora di chiudere, annuncia Rossana.

G.B.