La famiglia Cecchetti dopo aver spalancato le porte delle consegne rapide in Italia – ricordiamolo: un settore che ha trasformato di molto il modo di lavorare e di vendere – si è innamorata della terra e ne ha acquistata 4 ettari in quel di Montepulciano, dove gli etruschi hanno lasciato una formella con il bassorilievo di un cavallo alato con la coda di tritone, probabile richiamo alle mitiche origini di Pegaso. Il mare è dunque l’elemento che unisce Icario e il Pegaso dalla coda di tritone.

Icario è divenuto, quindi, il nome ed il marchio dell’azienda. Progressivamente i vigneti sono passati a 22 ettari ed i figli hanno assunto un ruolo centrale nell’azienda che recentemente ha inaugurato la nuova cantina, dove è possibile lavorare razionalmente tutte le uve prodotte. L’interessante e moderno progetto architettonico nasce dalla scomposizione di un elemento lapideo in quattro diversi volumi appoggiati al suolo e collegati da nastri o tracce di cristallo.


Dopo i numerosi assaggi fatti in occasione delle anteprime dei vini Toscani mi ero appuntato il nome di quest’azienda; ora mi sono trovato una bottiglia del loro vino di punta: il Vino Nobile di Montepulciano Vitaroccia 2005 dell’azienda Icario di Montepulciano, in provincia di Siena. È prodotto esclusivamente con uve sangiovese, che qui vengono chiamate prugnolo gentile, coltivate nel recente vigneto del Podere Fucile piantato dalla famiglia Cecchetti con materiale genetico selezionatissimo per fare esprimere una personalità distinta e originale al vino. E in effetti questo vino, degustato anche alla cieca, cioè con la bottiglia resa anonima, mostra sempre un carattere minerale più accentuato che in qualunque altro Vino Nobile. Attenzione però: non sto parlando di quei fantomatici minerali che una crescente schiera di sprovveduti ritiene abbiano origine dai minerali del suolo, bensì di quelli prodotti dai polifenoli che gli acini d’uva sintetizzano per difendersi dal forte irraggiamento solare. Il che vuol dire posizione geografica, ambiente orografico, esposizione, orientamento dei filari, densità di impianto, gestione della chioma.


Poi, insieme a queste note minerali, arrivano anche le più comuni caratteristiche organolettiche del buon sangiovese coltivato a Montepulciano; di particolare abbiamo la trama tannica estremamente minuta e sottile, capace di darci persino un’impressione vellutata al palato: nonostante questo Vino Nobile sia del 2005, annata come ben sappiamo complicata e non rassicurante.


Gigi Brozzoni