Un vino di straordinaria ricchezza, espressa con estremo equilibrio e misura. Al naso regala frutti di bosco maturi, ma ancora di piacevole fragranza, conditi da spezie di variegata eleganza e da caldi ricordi di tabacco. Il gusto dimostra una perfetta combinazione di morbidezza, vigore e potenza: dolcissimo il frutto, freschissima l’acidità, consistenti ed insieme assai fusi e levigati i tannini, che si allungano nel finale arricchiti da uno stimolante ritorno balsamico e da un esclusivo accenno di grafite.

Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, qualcuno potrebbe azzardare; ed avrebbe ragione. L’assenza di spiccate note verdi o vegetali ed il raffinato tocco minerale suonano, però, un poco insoliti ed originali, almeno fino a che si scopre di non essere di fronte ad un rinomato Château del Bordolese, bensì ad un autentico Grand Cru tutto italiano, luminoso esempio di come, in qualche caso, certi importanti vitigni siano capaci di dare magnifici risultati anche lontano dalla loro zona d’origine. O, forse, di come certi privilegiati terroir siano in grado di esaltare ancor più l’aristocrazia dei nobili vitigni.

Il vino che vi presentiamo è, infatti, il Fidenzio Toscana Igt 2004 del Podere San Luigi, piccola azienda che, sul promontorio di Piombino, alle porte della Val di Cornia, possiede vigneti poggianti su terreni composti da suoli marini formatisi nel Paleogene e segnati da diverse stratificazioni, con ciottoli e conglomerati sopra i quali, in epoca più recente, si sono adagiate le sabbie giunte dal continente africano che attraverso i successivi dilavamenti del Quaternario hanno creato condizioni pedologiche eccezionali per la vite, unendo la forza del calcare antico alla finezza delle sabbie e dei terreni sassosi.

Fidenzio Toni, oste di origini chiantigiane, fu rapito dall’eccezionalità di questi luoghi e a lungo combatté per veder riconosciuta tale eccellenza anche “istituzionalmente” attraverso la concessione dell’Igt e quindi della Doc; una battaglia proseguita e vinta, in seguito alla sua morte, dalla figlia Annamaria, che è divenuta l’anima e l’ispiratrice del Podere e della qualità delle sue produzioni.

Due giorni fa anche Annamaria, purtroppo, se n’è andata e la notizia ci ha lasciati attoniti. Ci stringiamo intorno ai familiari e a tutti coloro che le furono cari, per i quali, ne siamo consapevoli, la perdita significherà per sempre un vuoto incolmabile. A quelli, invece, che l’hanno conosciuta ed apprezzata soprattutto attraverso i suoi vini resta almeno una consolazione: quella di rinnovarne il ricordo e ritrovarne il valore ogni volta che stapperanno una bottiglia del suo superlativo Fidenzio.

Marco Magnoli