di Gigi Brozzoni – dalla Guida Veronelli 2021

Preferiamo non fare alcun riferimento alla storia vitivinicola di questa Regione per non dover dolorosamente chiederci: che fine hanno fatto le tradizionali denominazioni di origine laziali?

Che ne è stato della diffusione, non soltanto nell’Italia centrale ma anche in tante regioni del nord, dei suoi vini bianchi che hanno allietato i pasti e le serate di tanti italiani prima dell’avvento del Pinot Grigio?

Ma sì, rivediamole, invece, queste troppe denominazioni.

Aleatico di Gradoli, scomparso; Aprilia, ci ricorda solo una motocicletta; Capena, scomparso; Castelli Romani, solo in una canzone popolare; Cesanese del Piglio, di Affile e di Olevano romano, qualche traccia con dignitosi vini; Circeo, qualche buon vino lo si trova; Atina, Cerveteri, Colli Albani, Colli della Sabina, Colli Lanuvini, quasi tutti scomparsi; resistono bene i Colli Etruschi viterbesi; Cori, qualche traccia; Est! Est! Est!, sopravvive assieme alla sua favola-leggenda; Frascati, il più famoso e ancora il più vivace; Genazzano, irreperibile; Marino, qualche nobile traccia; Montecompatri Colonna, rarissimo; Nettuno, poco più di un ricordo mitologico; Orvieto, vi si fanno anche ottimi vini, quasi tutti in Umbria; Roma, la città eterna dal travagliato presente; Tarquinia, quasi mai trovato; Terracina, ottimi i suoi Moscato; Velletri, qualche discreto vino lo si trova; Vignanello, solo nobili assonanze toscane; Zagarolo, ultimo in ordine alfabetico.

Grande vitalità, invece nell’uso delle Igt regionali con Lazio che si fa carico di dare identità e protezione a una grande quantità di ottimi vini che impiegano i più disparati vitigni nazionali ed internazionali, spesse volte con grande competenza e sensibilità interpretativa; e persino qualche vino spumante riesce a sorprenderci con l’impiego di vitigni autoctoni che mai avremmo pensato potessero essere lavorati in quel modo.

Quindi, da una parte notiamo che le vecchie Denominazioni sono diventate obsolete in mano a cantine sociali incapaci di dare risalto alle loro produzioni, dall’altra migliora il quadro un discreto gruppo di aziende che continuano a mostrare una buona vitalità con successi destinati, ci auguriamo, ad aumentare nei prossimi anni.

Crediti fotografici: regionelazio.it


Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.