Verticalità, tensione e vibrante freschezza
di Marco Magnoli

Andriano e Terlano si fronteggiano dai fianchi contrapposti della valle, divisi dal corso dell’Adige rispetto al quale si pongono il primo alla destra ed il secondo alla sinistra orografica.

Comuni di lunga tradizione vitivinicola, sono anche sede di due tra le più antiche cantine sociali altoatesine, entrambe fondate nel lontano 1893.

Una concomitanza che si è trasformata in rapporto stretto ed organico nel 2008, quando la Cantina di Terlano ha assorbito quella di Andriano, assumendone la guida tecnica.

Con intelligente lungimiranza, tuttavia, i vertici di Kellerei Terlan hanno voluto che le due cantine mantenessero ciascuna la propria identità e fisionomia, di stile e di prodotto.

Si trattava, in ogni caso, di una scelta in qualche modo obbligata per un’azienda che pone l’assoluto rispetto per il terroir a fondamento della sua filosofia produttiva.

Se, infatti, i vigneti di queste due storiche aree viticole altoatesine distano in linea d’aria non più di quattro o cinque chilometri, affatto diversi appaiono i loro contesti pedoclimatici.

Piuttosto note sono le peculiarità di Terlano, le cui vigne esposte a sud/sud-ovest possono giovarsi di lunghe ore di insolazione giornaliera che consentono una maturazione delle uve più generosa, calibrata e stemperata dall’elevata altitudine degli appezzamenti e, soprattutto, dall’esclusività di terreni vulcanici sabbiosi e leggeri, suoli porfirici con presenza di silicio e nessuna influenza calcarea, dai quali i vini traggono rigore e profondità di eccezionale eleganza.

Sul versante opposto, Andriano gode invece di un minor numero di ore di insolazione; i vigneti, perlopiù esposti a sud/sud-est, prendono sole dal mattino fino alle 16-16.30, quando le montagne retrostanti cominciano ad allungare le loro ombre recando fresco refrigerio.

A differenza di Terlano, i suoli di Andriano hanno composizione calcareo-argillosa con presenza di dolomia; terreni più fertili, con maggior dotazione di sostanza organica, ma in profondità ricchi di scheletro, sicché in primavera il ciclo delle vite parte presto e rigoglioso per rallentare poi notevolmente in estate con il diminuire della disponibilità idrica.

Il terroir di Andriano, considerato da Rudi Kofler, enologo aziendale, «fin troppo sottovalutato», risulta quindi particolarmente adatto ad alcuni vitigni, tra cui i bianchi chardonnay e sauvignon, che traduce in vini di piacevole freschezza e tensione, lontani da eccessi di morbidezza e grassezza.

Una personalità ed uno stile ben definiti, che la Cantina di Andriano intende sottolineare e valorizzare con una serie di vini ambiziosi, prodotti in numeri limitati per garantire grande selezione e cura nella coltivazione e vinificazione.

Tra questi spicca l’Alto Adige Chardonnay Riserva Doran 2018, terza annata prodotta di un vino che si ispira allo stile borgognone, declinandolo però attraverso le peculiarità del suo territorio d’origine, ossia verticalità, tensione e vibrante freschezza.

Le uve provengono da vigneti posti tra i 350 metri s.l.m. di Andriano e i a 450 metri s.l.m. di Missiano; vengono vinificate con fermentazione in tonneaux, dove poi il vino svolge anche la malolattica e matura sui lieviti per 12 mesi, seguiti da ulteriori tre mesi di affinamento in acciaio dopo l’assemblaggio.

Figlio di una bella annata solare, che ha dato uve mature e notevole potenziale di struttura e longevità, abbiamo trovato questo 2018 uno Chardonnay davvero ben centrato, dal tocco acido avvertibile, ma ottimamente governato e amalgamato in una personalità dal frutto maturo allietato dalle spezie dolci e insieme sottili, da un vago accenno fumé, molto garbato ed elegante, che gioca con le note più fresche e vitali, lasciando emergere dinamicità e agilità senza spegnere le sensazioni più calde.

Un vino dall’ottima coerenza gusto-olfattiva, dove i toni sapidi e fragranti ed il carattere immediato dello Chardonnay si intrecciano in un quadro equilibrato, che si risolve in un coinvolgente sviluppo di dettagli e complessità raccontati con delicata misura.

Che sia Terlano o Andriano, insomma, i sapienti kellermeister di questa imprescindibile Cantina altoatesina sanno sempre trovare la chiave giusta per esprimere con efficacia l’originalità di un terroir, rimarcandone l’unicità con vini precisi, distintivi ed incredibilmente evocativi.


MARCO MAGNOLI

Deve alla tradizione familiare la passione per i vini di qualità e a Luigi Veronelli, incontrato nel 2001, l’incoraggiamento a occuparsi di critica enologica. Dal 2003 è collaboratore del Seminario Permanente Luigi Veronelli. È tra i curatori della Guida Oro I Vini di Veronelli.