Dalla Guida Veronelli 2021, tre vini scelti per ogni regione, tra i meno noti ma degni di essere narrati, assaggiati e portati alla pubblica veronelliana ribalta. Ecco il terzo per la Toscana.

Leonardo Beconcini e la via Francigena
di Gigi Brozzoni

Abbiamo percorso una bellissima strada, tortuosa ed impervia, che da Carmignano si arrampica verso sud, lottando, curva dopo curva o tornante dopo curva, con gruppetti di ciclisti che mettevano a dura prova le loro doti di atletici grimpeur. La salita si fa meno dura in prossimità dei minuscoli borghi che si incontrano a intervallare il bosco; poi, in cima alla salita la strada si allarga, si distende su una sorta di spettacolare altopiano dal quale scorgiamo l’Arno e poi Fucecchio e San Miniato.

Quella che scorre in basso è la via Francigena che arriva da Aulla e Lucca e scende verso Certaldo e Poggibonsi. Una via percorsa dal IX secolo da chissà quante migliaia, forse milioni di pellegrini provenienti dalla Francia e dal nord Europa, ma anche dalla Spagna, che si recavano a Roma o addirittura in Terra Santa per la loro purificazione.

E, con molta probabilità, fu qualche pellegrino spagnolo a portare con sé alcuni tralci di vite delle sue terre.

Così il nostro Leonardo Beconcini, quando si assunse l’onere di condurre le vigne di suo padre Pietro, si accorse che su un colle, a mezzacosta, c’era una vigna strana, insolita, che produceva uve belle e generose ma del tutto sconosciute.

Cerca, chiedi, indaga ovunque e a chiunque, agronomi, enologi, ampelografi, ricercatori e, piano piano, si arriva a capire cosa può essere successo e le più raffinate e precise ricerche ampelografiche stabiliscono che si tratta di tempranillo, una varietà spagnola molto diffusa che ha subito in questi secoli solo un piccolo adattamento climatico rispetto al suo omologo spagnolo.

Non ci si stupisca troppo, perché pare che anche in Spagna questo vitigno sia arrivato dalla Francia per mezzo dei monaci di Cluny attraverso il Cammino di Santiago di Compostela, ovvero un’altra delle più conosciute vie di pellegrinaggio europee.

Essendo una varietà piuttosto precoce pare che il suo nome derivi da temprano, presto in spagnolo. Il vitigno è ora registrato e iscritto all’albo dei vigneti coltivabili in Toscana e può essere menzionato nell’Igt regionale.

Quelle piante allora sconosciute furono marchiate con una X, che detta dai contadini toscani si pronuncia ixe: per questo il vino che ne è nato a San Miniato ha preso il nome IXE Tempranillo Toscana.

Quello che oggi vi suggeriamo è del 2018 e mostra subito un carattere deciso con frutti di bosco e di rovi, ciliegia selvatica, una folta speziatura a dargli un carattere un poco rustico che andrà a farsi ancora più evidente al gusto, dove insieme a queste sensazioni arriva a farsi sentire una trama tannica folta, mascolina e anche un poco ruvida; ma che ci sta bene perché riesce a darci sensazioni nette, generose e fuori da quelle rigorose righe che la viticoltura toscana ha un poco trascurato.

Pietro Beconcini 
San Miniato PI

Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.