EDITORIALE di Andrea Bonini, direttore del Seminario Veronelli

A chi, per professione o per diletto, si dedica alla gastronomia, quindi anche all’agricoltura, il concetto di maturità è ben noto, almeno nell’accezione botanica: la condizione delle spore, dei semi e di altri organi vegetali giunti al pieno sviluppo e in grado di germinare. Una definizione chiara che aiuta a comprendere meglio questo termine anche nei suoi significati estensivi.

Un’associazione, ad esempio, può dirsi matura quando è in grado di agire in un modo che sia, contemporaneamente, efficace e riconoscibile; vale a dire quando sa spendere la propria identità per obiettivi concreti, mobilitando una struttura organizzativa, un metodo di lavoro, un modo di relazionarsi e comunicare con l’esterno originali.

La maturità è, dunque, un concetto a due facce: al percorso compiuto si accompagna la capacità di azione.

Il Seminario Permanente Luigi Veronelli compie 35 anni: dal 7 aprile 1986 la nostra Associazione ha vissuto – gomito a gomito con operatori e appassionati – tutte le grandi trasformazioni avvenute nel mondo del vino e della gastronomia.

A ben guardare, la stessa nascita dell’Associazione è parte del cambiamento, in qualche modo storico, cui ha accennato Simonetta Lorigliola nel suo recente articolo: l’affacciarsi e il progressivo prevalere di soggetti collettivi nell’ambito della cultura gastronomica, sino ad allora centrato sulla figura dell’esperto autorevole di cui Luigi Veronelli era l’archetipo («ho scritto sempre da chierico solitario e polemico», afferma sul primo numero del nostro trimestrale).

Non approfondiamo, qui, le cause di questa inedita fioritura; è evidente, tuttavia, che la terra e la tavola, a metà degli anni Ottanta, abbiano assunto nuova centralità nella vita degli italiani.

Da allora il Seminario Veronelli persegue costantemente la sua missione: contribuire al successo delle produzioni agroalimentari di qualità attraverso la condivisione del sapere.

Se guardiamo a quanto realizzato – grazie al contributo di tanti, in primis di Francesco Arrigoni e Gigi Brozzoni – molteplici sono i motivi d’orgoglio.

Nel primo decennio di vita, il Seminario Veronelli ha svolto un’azione determinante per il miglioramento qualitativo delle produzioni agroalimentari, così come nel pieno recupero di credibilità e di prestigio da parte del settore vitivinicolo, danneggiato anche nelle sue migliori espressioni dall’incoscienza di pochi sofisticatori “metilici”.

Grazie a pubblicazioni, convegni, corsi e seminari tecnici affidati a relatori di caratura internazionale, l’Associazione ha facilitato il trasferimento di conoscenze dal mondo dell’università e della ricerca ai vignaioli e agli imprenditori.

A partire dal 1997, in un contesto profondamente mutato, obiettivo principale è stato lo sviluppo delle competenze merceologiche “a valle”, cioè negli operatori del commercio e della ristorazione, quindi nei consumatori finali.

Aumentare la loro capacità di riconoscere e comprendere gli sforzi dei vignaioli ha contribuito al successo di realtà storiche e di nuove iniziative imprenditoriali accomunate dalla medesima tensione qualitativa.

Assumere la curatela della Guida Oro I Vini di Veronelli è stato, in questo senso, fondamentale:

la Guida è divenuta, nel tempo, il principale strumento attraverso cui il Seminario Veronelli esprime il proprio punto di vista sulle produzioni vitivinicole italiane e propone la sua solida idea di qualità.

Un lungo tratto di strada l’Associazione lo ha percorso insieme al suo Fondatore e Presidente Onorario, Luigi Veronelli, e quasi altrettanto lungo è il cammino compiuto dopo la sua scomparsa, nel novembre 2004.

Non è stato facile continuare ad avanzare senza il supporto, gli stimoli e il confronto dialettico con chi, per quasi vent’anni, ha ispirato Collaboratori e Soci.

Tuttavia, il Seminario Veronelli ha accettato la sfida di coltivare, incrociare e innestare nel presente la sensibilità veronelliana, la visione critica e l’impegno a favore della civiltà della terra e della tavola che il padre della critica gastronomica italiana ha proposto, con straordinaria energia, in oltre mezzo secolo di attività.

“Astrazione e utopia”, dirà qualcuno; “visione in grado di orientare le azioni concrete”, pensiamo noi.

A partire dal 2014 l’identità associativa è stata aggiornata e nuove priorità sono state messe a fuoco.

Per il successo delle produzioni agroalimentari italiane di qualità, le competenze tecniche e merceologiche sono, oggi, necessarie ma non sufficienti: riteniamo, infatti, che i nostri giacimenti gastronomici possano esprimersi al meglio quando parlano “la lingua della cultura”, quando sono presentati al mondo come opere nate da un paesaggio che include elementi naturali, produttivi, storici e artistici irripetibili.

Quattro sono i nostri principali ambiti di lavoro: la formazione, le attività editoriali, gli eventi di cultura gastronomica, i progetti sociali in ambito agricolo e alimentare.

All’interno di essi, ogni servizio proposto è stato totalmente riprogettato e molti ne sono stati creati ex novo. Il festival della cultura gastronomica NutriMenti, la decisa evoluzione impressa alla Guida Oro I Vini di Veronelli, aperta al digitale e ai mercati esteri, la monografia *Pastiche, l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli sono solo alcuni degli ambiziosi progetti su cui l’Associazione lavora, iniziative che nel futuro prossimo continueranno ad esprimere il loro prezioso potenziale.

Il tribolato periodo in cui ricorre questo trentacinquesimo anniversario impone di rimandare ogni festeggiamento.

Ora, a pandemia in corso, proviamo a comprendere come stia cambiando il nostro rapporto con la terra e con la tavola e quali nuovi frutti possano nascere dalla nostra anagrafica maturità.

Come partecipare a questo ragionamento?
Come costruire insieme il futuro dell’Associazione?

In questo caso la risposta più semplice è anche la più vera ed efficace: diventandone Soci oppure rinnovando la propria iscrizione per l’anno 2021, contribuendo al lavoro del Consiglio Direttivo e partecipando alla prossima Assemblea degli Associati, prevista a primavera inoltrata.

C’è forse una stagione migliore per germinare?

Le fotografie sono di Annette Fischer