Una viticoltura di successo in continua evoluzione

di Gigi Brozzoni

Continua la tendenza estremamente positiva della viticoltura altoatesina, che miete successi in ogni dove e con uno stile finissimo e riconoscibile. I grandi successi, poi, qualche volta danno alla testa, ma qui hanno rappresentato uno stimolo a fare sempre meglio e sempre di più. Non si sono accontentati di proporre grandi vini, ma stanno cercando di fare i migliori vini bianchi che si producano al di sotto della catena alpina.

Ci sono ormai una decina di aziende che potrebbero confrontarsi tranquillamente con tutta la migliore viticoltura del nostro pianeta, senza alcun problema di sudditanza psicologica.

Non dimentichiamo, però, anche le produzioni di vini rossi raffinati e ricchi di personalità quali il Lagrein, i più eleganti Pinot Nero dell’arco alpino, e le tanto vituperate Schiava che sanno, invece, darci vini leggeri ma di sicura finezza, nel Lago di Caldaro come nei Colli di Bolzano e di Merano. Anche gli ultimi millesimi hanno giocato a loro favore, con tre annate consecutive, 2015, 2016 e 2017, all’insegna della maturità, della complessità e della potenza a cui è seguito un 2018 capace di esaltare la finezza e l’eleganza.

In particolare, nell’edizione 2020 della Guida si trovano i migliori Pinot Bianco mai prodotti al mondo, Sauvignon estremamente espressivi ed eleganti, equilibratissimi Chardonnay affinati con grande precisione e perizia enologica, seducenti vini aromatici quali Riesling, Sylvaner, Kerner e Müller Thurgau provenienti soprattutto da Val Venosta e Valle Isarco. Anche il Gewürztraminer sta affrontando numerosi e svariati ritocchi al modo di essere prodotto, dando maggior risalto alla freschezza e all’eleganza piuttosto che alla sola imponente consistenza.

Per quanto riguarda i vini rossi, la piana di Gries si conferma la miglior zona per il Lagrein come il grande terrazzo di Mazzon sopra Ora risulta imbattibile per il Pinot Nero, e nei tanti particolari e prestigiosi cru della regione si producono ottimi Cabernet Sauvignon e Merlot, considerando che nei vigneti a fondo valle abbiamo un clima particolarmente caldo, ma nelle vigne poste sui versanti laterali si hanno temperature più miti con forti sbalzi termici giorno/notte.

Sempre in queste terre si producono i più raffinati vini da dessert ottenuti con l’appassimento di gewürztraminer, ma anche di moscato giallo e persino di petit manseng, sostenuti da una fresca e succosa acidità che conferisce a questi vini doti di superiore integrità aromatica ed eleganza.

Pfitscher Wein Vino südtirol altoadige weingut vitigno

L’Alto Adige è anche la regione che mostra la maggior attenzione verso quei vitigni resistenti, Piwi ma non solo, capaci di difendersi dalle malattie fungine e che, quindi, non richiedono trattamenti fitosanitari di alcun genere. Anche perché, pur essendo molto praticata la coltura biologica dei vigneti, si sa che questa non potrà essere la soluzione ai problemi che l’uomo sta causando al proprio ambiente e al pianeta. Di certo vi è che non potremo continuare a spargere zolfo e rame nelle campagne, pensando di risolvere così i nostri problemi.

È per questo che sempre più spesso nei vigneti si sente parlare del concetto di sostenibilità ambientale più che di pratiche biologiche o di esoterismi biodinamici; dovremo, cioè, valutare e pesare obiettivamente e scientificamente cosa comportano le nostre attività viticole ed enologiche nel loro complesso, dalla vite che si pianta fino al bicchiere di vino che si beve.

TRE VINI QUOTIDIANI


Dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2020 tre assaggi, tre vini del Südtirol/Alto Adige che trovate in vendita tra i 10 e i 20 euro

Alto Adige Gewürztraminer Stoass 2018
Pfitscher
Montagna – Montan BZ

La recensione di Gigi Brozzoni

PRECISIONE AROMATICA E VERSATILITÀ

Sui versanti occidentali tra Egna e Caldaro, dove emergono evidenti tracce di suoli porfirici, i vigneti si arrampicano rubando spazio ai boschi di latifoglie sempre in cerca di luce, di acqua e di vento. Qui il gewürztraminer trova un suo areale di elezione e riesce a esprimere tutta la sua potenzialità aromatica. Da tre generazioni la famiglia Pfitscher lavora le vigne e produce vini di qualità, ora con l’aiuto dei due figli Daniel e Hannes freschi di studi enologici. Fin dal nome, il loro Gewürztraminer Stoass sta proprio a suggerire la precisione aromatica che si vuole raggiungere, senza forzature, privilegiando la fragranza floreale e speziata unita ad una base fruttata ben matura, che conserva però una vena acida capace di dare freschezza, continuità ed eleganza. A tutto vantaggio della bevibilità e della versatilità nell’abbinamento col cibo.

Daniel Pfitscher, proprietario

UN GEWÜRZTRAMINER NATO DA UN SUOLO AMATO E PROTETTO

Questo vino lo facciamo da sempre, lo faceva già mio padre. È un vino che ha uno stile molto differente  dai consueti Gewürztraminer dell’Alto Adige, spesso corpulenti e muscolosi. Il nostro Stoass è, invece, molto fresco ed elegante. Rispetto ad altri suoi confratelli, ha una gradazione alcolica contenuta, sui 13,5 gradi alcolici di media. Ha anche una componente zuccherina ridotta, che si attesta sui 4 o 5 grammi per litro (contro i 7 o 8 grammi normalmente presenti nei vini simili) e l’annata 2018 ha solo 3 grammi zuccherini per litro. Quasi un record per un Gewürztraminer altoatesino!

Ma la cosa più importante di questo vino è la sua verticalità, la sua finezza. Stoass significa, nel nostro dialetto, un pezzo di vigneto. I vigneti di provenienza sono infatti tre, in tre diversi comuni: Egna, Montagna e Caldaro (da Caldaro  proviene il 90% delle uve) e in ognuno degli appezzamenti sono presenti altre varietà, quindi questo vino viene da un pezzo di ognuno di quei tre vigneti.

Va ricordato che la zona di Caldaro è tra le più vocate per questo vitigno in Alto Adige e noi cerchiamo di fare il nostro lavoro rispettando al massimo quel territorio. Nei nostri vigneti pascolano animali in libertà come pecore o galline.  E circolano diverse tipologie di insetti. A noi uomini piace avere gli animali liberi nel vigneto, e pensiamo che anche alle piante, le viti, piaccia stare in un ambiente vitale. Non usiamo erbicidi, pratichiamo il sovescio, per la cantina abbiamo una certificazione di sostenibilità ambientale Casa Clima Wine.

Viviamo bene così, e il nostro vigneto vive bene così, ce lo dicono le piante che sono forti e sane e reagiscono molto bene a eventuali situazioni di stress. La cosa più importante è il suolo: se tu lo proteggi, ti dà tutto quello che serve per un’ottima viticoltura.

* La proprietà dell’azienda è della famiglia Pfitscher. La sua conduzione è affidata ai figli Daniel, che si occupa della parte economica e commerciale, e Hannes che si occupa della parte vitivinicola ed enologica.

Alto Adige Santa Maddalena Classico 2018
Plattner Waldgries

Bolzano – Bozen

La recensione di Gigi Brozzoni

ARMONIOSO E DALLA FITTA TRAMA TANNICA

Christian Plattner abita un lembo di terra baciata del sole e dall’Ora, il vento che sale dal lago di Garda dove convivono palma, olivo e fico. Le sue vigne alte su Bolzano, in località Renon, poggiano su irti suoli morenici di origine glaciale e guardano con devozione e rispetto il Latemar (Catinaccio), la magica montagna dolomitica. Su queste terre sopravvive una viticoltura contadina fatta di fatica, di saperi e di tradizioni che si tramandano da una generazione all’altra. Le numerose varianti di schiava coltivate in questi luoghi danno vini rosso chiaro con profumi molto intensi e fragranti che ricordano il lampone e la fragola, la violetta ed una fitta trama di spezie più o meno piccanti. Christian Plattner vinifica le sue uve in tini di acciaio con la presenza di graspi che infittiscono la trama tannica e che il successivo passaggio in botti di rovere levigherà armoniosamente.

Christian Plattner, vignaiolo

LA SCHIAVA, UN VINO DEL FUTURO

La nostra azienda nasce nel XIII secolo e io mi sento il custode di una storia e di una tradizione. Ma noi guardiamo anche avanti. In cantina cerchiamo di essere più tradizionali e in vigna abbiamo adottato alcune innovazioni, per esempio abbiamo modificato leggermente la pergola, destinata alla schiava, inclinandola in modo che possa entrare un po’ più luce e un po’ più sole, e abbiamo introdotto il guyot per altri vitigni. 

Dire Santa Maddalena è dire schiava, il vitigno acclimatato in queste terre da molto tempo. Io mi auguro che sia mantenuto, che non sia abbandonato a favore di altri vitigni, come in parte è accaduto. La schiava rappresenta questo luogo, ne è parte.

Sono 30 anni che mi occupo di queste vigne, e ho constatato che la schiava è anche un vitigno che meglio di altri si adatta al cambiamento climatico, grazie al suo allevamento a pergola, che la protegge dall’eccessivo calore e dalle alte temperature. Ne risulta un vino sempre intatto nelle sue note fruttate e fresche.

Tanti la davano per spacciata, ma io credo che sia un vino che non appartiene al passato ma al presente e al futuro, anche in relazione alla sua capacità di abbinarsi con successo a piatti contemporanei. Non penso più all’accostamento con il solito speck! Intanto bisognerà avere cura di servirla fresca. E io la raccomando con alcuni pesci strutturati, come il tonno o lo spada. Oppure con una zuppa di pesce. Recentemente abbiamo sperimentato un matrimonio tra Schiava e sushi: una bellissima sorpresa!

Alto Adige Lagrein Greif 2018
Kornell
Terlano – Terlan BZ

La recensione di Gigi Brozzoni

NOTE SILVESTRI E SPEZIATISSIME

Se effettivamente furono i Reti, l’antica popolazione che oltre duemila anni fa abitava queste terre, a scoprire la vocazione alla coltura della vite di questa valle tracciata dal fiume Adige, ora è compito di uomini come Florian Brigl dare continuità alla storia della viticoltura atesina. Anche un occhio non allenato percepisce quella sorta di magia della luce e dei colori del paesaggio che caratterizza questi versanti alpini, dove la vite convive con specie arboree distanti e quasi opposte. Florian Brigl ha piantato le sue vigne in località Settequerce, su suoli ghiaiosi porfirici alle pendici dei monti  che guardano a sud ovest, con sesti d’impianto fitti e allevate parte a guyot e parte a pergola atesina. Le sue uve di lagrein vengono vinificate in acciaio e il vino sosta almeno sei mesi in botti di rovere per ravvivare il carattere avvincente (greif) dei suoi frutti di bosco e delle sue note silvestri e speziatissime.

Florian Brigl, vignaiolo

IL VINO DEL GRIFONE: UN LAGREIN TIPICO E BEVERINO

Siamo in una zona densa di storia, che è tutelata dalla protezione ambientale. Sono stati ritrovati resti insediamenti di duemila anni fa. E anche la viticoltura qui ha una storia antica. La presenza della mia famiglia è attestata qui dal 1300, ma l’azienda vera e propria è stata fondata da mio nonno nel 1927, prima l’uva veniva venduta e vinificata altrove. Negli anni Cinquanta il nonno ha lasciato, e l’attività di vinificazione in proprio l’ho poi ripresa io nel 2001, dopo gli studi a Innsbruck.

Siamo in località Settequerce, vicino a Dorf, su una collina e sulla cima c’è il Castello del Grifone, c’è un po’ di bosco e tutto appartiene all’azienda. Il Grief è il simbolo di quel castello, e mio nonno già chiamava il suo lagrein, Grief. Il grifone, creatura mitica e simbolica.

Il Lagrein Greif nasce da un vigneto di più di 60 anni, allevato a pergola, che dà al Lagrein la sua morbidezza ed eleganza. Il Greif esprime molto il suolo, la sua origine porfirica, è speziato e netto, ti pulisce la bocca e suggerisce il desiderio di un secondo bicchiere. Cerchiamo anche di stare bassi con il grado alcolico. Gestiamo la crescita della pianta, limitando le rese.

Al fondo il concetto importante è uno solo: la materia prima è quella che conta perchè in cantina non si fanno miracoli. E il vino deve essere tipico e rispondere all’annata, non può essere sempre uguale. Il 2018 è stata una buona annata, il vino ha una bella struttura, è stata un’annata fresca e anche il vino è più fresco e ha un bel potenziale di longevità.

A me il Lagrein piace come è questo Grief: pulito, di bella beva e con bei sentori di frutta. Amo le sue note fresche. Va bevuto fresco accompagnato  anche con qualche cibo un po’ strutturato, perchè ha una bella acidità. Penso a una bel piatto di pasta alla carbonara, ad esempio. O all’ossobuco con il risotto.

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IL LUOGO DEL BUON BERE

a cura della Redazione

Löwengrube

Bolzano

Enoteca e ristorante in locali storicissimi, risalenti al Medioevo. Le mura della cantina interrata risalgono, infatti, al 1280.

Ma non siamo in un mausoleo e il rispetto per la storia e la tradizione, come dimostra la bellissima stufa di maiolica perfettamente conservata nel locale che ospita il bancone sovrastato dagli affreschi di gli affreschi del pittore Alfred Stolz, vanno di pari passo con l’attenzione alla contemporaneità.

L’arredo sorride al più pulito design e nel  lounge trovano il loto posto perfetto le belle sedie a uovo di Arne Jacobsen a disposizione dei clienti che vogliono degustare un aperitivo o un calice di ottimo vino.

Cucina e vini? Menu con proposte di innovazione gastronomica, coerente e lineare. La tradizione della più antica locanda di Bolzano celebra la sua identità con una cantina di oltre 1000 etichette.

Löwengrube
Piazza della Dogana 3
Bolzano – Bozen
lowengrube.it

Per conoscere gli altri Luoghi del Buon Bere del Südtirol/Alto Adige selezionati scarica l’App I vini di Veronelli


Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.