di Luigi Veronelli*

Ho visto l’ultima volta Carlo Hauner, con la certezza d’innumerevoli incontri, su una barca lenta, a pelo d’acqua, poco discosta dal ripido Vulcano. Eravamo l’un l’altro affascinati dai colori e memori dei suoi quadri, sia dei lontani e giovani, sia dei più recenti e visti, così che mi sovvenni – e la dissi – di una frase di Riccardo Bacchelli: «Quando i Greci, ingegnosi, favolisti, vedevano… nel cielo dei tramonti etnei gialli e rossi e verdi… il gran vulcano, allora è tal cosa che oltrepassa l’uomo e le favole».

Carlo mi aveva detto di non confondere l’Etna con Vulcano: poi aveva riso. Quel mio dioscuro – come ho descritto in una Bottiglia di 2-3 mesi fa – è in fuga tra gli dei. Persa, con lui, la Malvasia delle Lipari?

L’ho ritrovata, presso un giovane vignaiolo, Antonino Caravaglio – felice, lui che l’ha avuto Maestro – (via Provinciale 33, Malfa ME, Isola di Salina, tel. 339 8115953, ndr) . L’assaggio della sua annata 1991 m’ha dato: colore giallo oro carico, brillante, naso ampio ed elegante (sentori di ginestra, fiori di ligustro e tamarindo), bocca in perfetta corrispondenza, dolce, piena e suadente, per stoffa lunga e vellutata.

Così recupero un’antica suggestione suicida. Narrano le antiche historie: il Duca di Clarence, quando fu scoperto di tramare ai danni del fratello Edoardo IV, per sostituirsi a lui sul trono di Inghilterra, fu condannato a morte per alto tradimento; chiese ed ottenne di essere annegato in una botte piena di Malvasia.

LUIGI VERONELLI

Oggetto del pezzullo di Luigi Veronelli, scritto nell’inconfondibile stile che mescola lingua colta, parlata quotidiana, letteratura, visione enologica e ricordi personali, è la Malvasia delle Lipari.

In particolare è la Malvasia passita prodotta a Salina, isola eoliana storicamente regina nella produzione del celebre vino. Veronelli conosceva bene Carlo Hauner, colui che, arrivando da fuori e innamorato di quei loghi, aveva riportato alla ribalta enoica quello che per secoli fu definito nettare degli dei.

Il vignaiolo che secondo Veronelli in qualche modo raccoglie il testimone da Carlo Hauner è Nino Caravaglio (Antonino all’anagrafe), allora agli inizi del suo percorso e che, poi, quella strada ha continuato a seguire.

Caravaglio ha cominciato con le vigne di suo padre, alle quali si sono via via aggiunti negli anni tanti “fazzoletti” di terra, vigneti storici dell’Isola che lui, con acume e determinazione, ha tenuto in vita e in piena produzione, anche quando alla cultura della terra erano ormai in pochi a credere.

Oggi Salina è un’isola enoica, con una decina di produttori attivi. Merito di Hauner, e merito anche dei testardi e sensibili vignaioli come Caravaglio.

Salina vista da Lipari Foto L. Monasta


Quando iniziò con la propria azienda agricola, nel 1989, la situazione era molto incerta e Salina era forse alla ricerca di un’identità, tentata dal concedersi totalmente alla vocazione turistica. Ma la sua anima contadina ha tenuto il passo, e oggi è un’isola anche agricola come dimostra, oltre al vino, la produzione di capperi, altro prodotto autoctono d’eccellenza.

Caravaglio stesso coltiva la vite e i capperi, come in queste terre si è sempre fatto, ma con la lungimiranza di chi guarda avanti, non solo per se stesso. La sua scelta per l’agricoltura biologica risale alla fine degli anni Ottanta, ossia agli inizi della sua attività. Allora, per farsi certificare, cercò un ente svizzero perché in Italia ancora non era ancora possibile farlo. Né tantomeno era una moda.

L’azienda agricola Antonino Caravaglio è associata al Seminario Veronelli dal 2019.

Questo articolo è stato pubblicato su L’Espresso il 15 agosto 1996. Per il settimanale Veronelli curò a lungo la rubrica La Bottiglia. Ringraziamo Nino Caravaglio per avercelo inviato in redazione e invitiamo i nostri associati a segnalarci eventuali simili scritti loro dedicati da Luigi Veronelli.


CULTURA MATERIALE | Veronelliana

Veronelliana è un luogo immaginario in cui far convergere temi, testi, immagini, divagazioni che siano fioriti o possano sbocciare intorno alla filosofia di Luigi Veronelli. Non un luogo del ricordo, ma di elaborazione, invenzione e connessione.

Questa rubrica è a cura di Simonetta Lorigliola. Per inviare e proporre materiali scrivere a s.lorigliola@altascuolaveronelli.it.