Dalla Guida Vini Veronelli 2021, Gigi Brozzoni, curatore del Piemonte, sceglie per noi tre vini tra quelli meno noti ma così degni di essere narrati e assaggiati da salire alla pubblica veronelliana ribalta, a partire da ora.
Sentiteli anche voi, questi vini racconto...

Non uno, ma ben due salti sulla seggiola

di Gigi Brozzoni

Oggi racconteremo come mai, inaspettatamente, qualcuno ha pensato di rifare un vino che si faceva più di due secoli fa in Piemonte con il nebbiolo, in un’epoca in cui le pratiche enologiche erano ancora molto empiriche, quando non addirittura casuali, e i vini risultavano sempre dolci e instabili. 

Eppure questa idea è venuta a un serissimo e colto vignaiolo langarolo, che ci ha viziato a lungo con i suoi impeccabili Barolo e con tanti altri vini albesi, tutti buonissimi. 

Ma sappiamo che le cattive idee trovano sempre dei sostenitori soprattutto tra le cattive amicizie e Aldo Vajra aveva proprio un cattivo amico in un tal Darrell Corti, un sopraffino e colto gourmet italo-americano che gli ha consigliato di leggere i Diari di Thomas Jefferson, ovvero il futuro presidente degli Stati Uniti d’America. 

Visto che nel momento in cui scriviamo non sappiamo ancora chi sarà il prossimo Presidente statunitense, concentriamoci su quello che è stato il terzo presidente degli USA, che in gioventù viaggiò in Europa anche da curioso appassionato di cibi e vini, giungendo persino nelle Langhe dove assaggiò diversi vini a base di nebbiolo che nel 1787 così descrisse sinteticamente:

«Secco come un Claret, dolce e persistente come un Madeira, vivace come uno Champagne». 

Quando Aldo Vajra lesse questo commento fece un balzo sulla sedia e convocò tutta la famiglia per metterla a parte della sua scoperta e del progetto che andava rimestando nella sua testa. 

Certo, le suggestioni erano potenti, ma le difficoltà forse ancora di più. 

Sarebbe riuscito a tradurre in termini contemporanei queste antiche suggestioni?

Ci provò, ci riprovò finché ritenne che il risultato raggiunto fosse la più schietta trasposizione di impressioni geniali.

Francamente non vediamo in nessuno dei due attuali contendenti alla Casa Bianca un briciolo di quella geniale competenza di Thomas Jefferson, ma questa è un’altra storia che qualcun altro vi racconterà a bocce ferme, ovvero quando si saprà chi avrà conquistato la poltrona che fu di tanti importanti personaggi politici.

Ma veniamo ora al nostro nuovo vino, al nostro nuovo Nebbiolo che ha fatto fare a noi, non uno, ma ben due salti sulla seggiola.

Per cominciare si chiama Claré J. C. Langhe Nebbiolo 2019; stappiamo la bottiglia senza che arrivi il minimo soffio, neppure un alito di passero; è come se qualcuno avesse semplicemente aperto lo sportello dietro al quale conserviamo qualche petalo di rosa essiccato.

Poi lo versiamo nel calice e il vino scende non troppo scuro, con vivaci guizzi porporini, placido, senza increspature ma con qualche sobbalzo. 

Chi sussulta, invece, è il profumo che presto satura il calice e comincia a sollevarsi per poi espandersi tutt’intorno.

Ora cominciamo a riconoscere la rosa di macchia, il lampone e la marasca, il chiodo di garofano e il coriandolo; poi lasciamo a voi il piacere di scoprire i «vostri» aromi, quelli che più conoscete, con i quali avete maggior confidenza, perché ora lo portiamo alla bocca dove prorompe con tutta la sua energia, il suo vigore, il suo frutto dolce, governato da freschissima acidità. 

Ora inizia un balletto nel quale si giocano al rimando i tannini fini e scattanti che solleticano la bocca, rafforzati da un’impressione vivace ed allegra di anidride carbonica che si mette a percorrere le pareti della vostra bocca quasi fosse un’arena nella quale va in scena questo spettacolare vino. 

Emozioni? Impressioni? Suggestioni? Fate voi.

gdvajra.it

Per conoscere tutti i vini della campania selezionati dalla Guida Oro, scarica I Vini di Veronelli, app per dispositivi iOS e Android.


Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.