di Gigi Brozzoni

Dalla Guida Vini Veronelli 2021, il curatore sceglie per noi tre vini tra quelli meno noti di una Regione, ma tanto degni di essere narrati e assaggiati da salire alla pubblica veronelliana ribalta, a partire da ora. Sentiteli anche voi, questi vini racconto.

Oggi si comincia con il primo vino piemontese, selezionato da Gigi Brozzoni, curatore per il Piemonte. 
Un Grignolino, che fu «anarchico e ribelle » ed oggi…

Mai ci saremmo sognati che un giorno avremmo assegnato le Tre stelle a un Grignolino.
Mai avremmo pensato di assegnare 90 centesimi a un Grignolino del Monferrato. 

In effetti, tutte queste convinzioni sono un poco superficiali se consideriamo quante cose che un tempo abbiamo pensato come impossibili si sono poi avverate, quante cose che ritenevamo passeggere si sono radicate nel nostro modo di pensare e di vivere. 

Naturalmente anche il vino, con tutte le sue credenze, tradizioni, abitudini è lì pronto per essere smentito, ripensato o trasformato. 

Allora cominceremo a parlare di vino non come prodotto, ma come progetto, come se fosse un work in progress.

Non partiremo da quando la Tenuta Santa Caterina fu fondata nel 1737 e neppure andremo sulle tracce Seicentesche del grignolino che deve forse il suo nome ai tanti vinaccioli che contiene l’acino; non insisteremo nemmeno sulla sua difformità di maturazione, tanto che Luigi Veronelli lo definì anarchico e individualista. 

Inizieremo, piuttosto, a raccontare che la Tenuta fu acquistata da Guido Carlo Alleva ai primi di questo millennio con l’ambizioso proposito di riportare a nuovi fasti questa storica realtà agricola. 

Una volta sistemata la villa, restaurato e ammodernato la cantina, messo mano ai vigneti per trasformarli in viticoltura sostenibile, mantenuto i vitigni tradizionali dell’astigiano e piantato qualche vitigno bianco internazionale, si comincia a pensare come dare una forte spinta qualitativa alla produzione vinicola. 

Naturalmente si parte dal barbera, che è la varietà più diffusa e quindi più facile, si passa poi ai nuovi vitigni bianchi ben collaudati ovunque e ci si azzuffa un po’ con il bizzoso freisa. 

Ma con il grignolino le cose si fanno serie perché è come un cavallo selvatico, indomabile e imprevedibile. Ha scarso colore e dunque poca stabilità; per contro possiede tanti tannini da vinaccioli, verdi e abrasivi, quindi se lo maceri poco viene un rosatello senza carattere, se maceri di più è ruvido e brusco, di difficile beva. 

Che fare? 

Con Mario Ronco, enologo di vasta esperienza, si comincia a pensare a come si vorrebbe il Grignolino, a come rendere più levigata la sua trama, a come domare il suo carattere scontroso. 

Il fatto è che non si vuole solo migliorare il Grignolino d’Asti, lo si vuole far diventare il vino più rappresentativo della zona, il vino simbolo dell’Astigiano. 

Ed ecco che allora si comincia a pensare che solo il tempo può sopperire a ciò che non arriva dalla terra, dal cielo e neppure dal vitigno. 

Nel 2012 inizia, così, l’avventura di questo nuovo Grignolino che dopo essere fermentato in acciaio passerà 30 mesi in botti di rovere e dopo l’imbottigliamento sosterà in cantina altri 30 mesi così da far precipitare il tannino in esubero e stemperare la sua trama rendendola più serena e conciliante. 

Non sarà mai vellutato, ma con quelle note mature ed evolute il gusto diverrà più cheto, succoso e mansueto. 

La storia, però, non finisce qui, perché il problema che si è posto il nostro Alleva se lo posero anche altri produttori astigiani, i quali, messo da parte ogni spirito competitivo, pensarono di formare un’associazione che adottò un protocollo produttivo da condividere per assegnare a questi nuovi vini il termine Monferace, che è l’antico nome del Monferrato. 

Ma siamo solo all’inizio di questa avventura enoica, il cammino è ancora lungo e altri passi andranno fatti per migliorare la viticoltura e razionalizzare l’enologia di questi nuovi e moderni Grignolino di grande qualità e Guido Carlo Alleva, oltre a confermare la collaborazione di Mario Ronco, si è accaparrato la presenza in azienda di Luciana Biondo, una brava agronoma di vasta esperienza. 

Quest’anno abbiamo assaggiato il Grignolino d’Asti Monferace 2015 che ci ha regalato profumi di rosa canina, di lamponi e fragole, di spezie dolci, di erbe aromatiche, tutti intessuti su una trama di tannini vivaci e briosi ma dolci e maturi, stuzzicanti e birbanti.

tenuta-santa-caterina.it

Per conoscere tutti i vini della campania selezionati dalla Guida Oro, scarica I Vini di Veronelli, app per dispositivi iOS e Android.


Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.