Spaziando tra le diverse Denominazioni piemontesi, ti accompagniamo a camminare le vigne in alcune delle aziende segnalate nella Guida Veronelli 2021. Le presenteremo con una scheda d’autore e una postilla del curatore che tracceranno il percorso.

Braida

Rocchetta Tanaro – AT

Giacomo Bologna ha chiamato Braida la sua azienda dal soprannome che il padre si era guadagnato sui campi di pallone elastico, tradizionale sport piemontese. Ma Braida, enologicamente, ha significato nel mondo la rivoluzione della Barbera. Nel 1961 nasce La Monella, Barbera vivace che Giacomo Bologna decide di imbottigliare e commercializzare, pratica allora rara e malvista. Dal 1982 inizia a sperimentare l’idea innovativa, messa a punto con Veronelli, di accoppiamento tra la Barbera e la barrique. Fu questa intuizione, insieme al fatto di lavorare con assoluto rigore in vigna limitando le rese, che dimostrò che la Barbera poteva essere un grande vino, riscattandosi dal destino di vinello scarso e insignificante in cui era sprofondata. Le proprietà Braida si trovano oggi tra Monferrato, Astigiano e Langhe. Il cuore dell’attività sono i vigneti di Rocchetta Tanaro, in cui si trovano i noti cru Bricco dell’Uccellone e Bricco della Bigotta. Dal 2000, anno della prematura scomparsa di Giacomo, l’azienda è gestita dai figli Raffaella e Giuseppe.
(Simonetta Lorigliola)

Postilla del curatore
Barbera d’Asti Ai Suma: eccola di nuovo! Si è fatta attendere più del solito, anche per riempire il vuoto di un 2017 non proprio eccelso, per ricordarci come si fanno le grandi Barbera d’Asti: uve ricche e ben mature e affinamento in barrique. Provare per credere.
(Gigi Brozzoni)

braida.it

Cantalupo

Ghemme – NO

La storia di Cantalupo inizia due secoli fa ed è legata ai vigneti della famiglia Arlunno, la cui presenza a Ghemme è attestata dall’inizio del Cinquecento. Siamo in collina, in un territorio generato dal ghiacciaio del Monte Rosa e dalla Sesia, fiume che nasce dallo stesso monte. Il materiale portato a valle è ricco di minerali e il nebbiolo, associato a questi suoli, si esprime in eleganza e finezza. Già Cavour scriveva nel 1845 che le colline novaresi lo avevano convinto della possibilità di produrre in Piemonte vini di lusso perché esprimevano il “bouquet della Borgogna”. Nel 1969 con la nascita della DOC Ghemme inizia la svolta. Carlo Arlunno dal 1969 al 1984 amplia l’estensione vitata, reimpianta i vecchi vigneti e costruisce una nuova cantina. Nel 1977 nasce Antichi Vigneti di Cantalupo. Nel 1981 Alberto Arlunno, laureato in agraria e specializzato in viticoltura ed enologia, prende in mano l’azienda. E sono le prime bottiglie, il Ghemme 1974. Da allora si continua a investire nei vigneti, nelle strutture ed attrezzature di cantina.
(Simonetta Lorigliola) 

Postilla del curatore
Lunghe attese per affinare i due Ghemme, il Collis Breclemae e il Signore di Bayard (siamo ora al 2013 senza aver né visto né sentito ancora nulla dei 2010, 2011, e 2012), mentre troviamo seducente la fragranza e la freschezza di questo Rosato giovane e immediato.
(Gigi Brozzoni)

cantalupo.net

Caudrina

Castiglione Tinella – CN

Siamo fra Langhe e Monferrato, in una zona da sempre vocata per l’uva moscato. Negli anni Quaranta Redento Dogliotti vende i suoi mosti a chi produce Moscato d’Asti su larga scala. Quando suo figlio Romano arriva in azienda ri- balta tutto. Si intestardisce a voler fare il suo Moscato. E ci riesce, realizzando quel vino quasi proustiano che faceva ricordare a tutti “il” Moscato d’altri tempi. Un vino di un vignaiolo, che si differenzia nettamente dalla produzione dei grandi numeri. Per realizzarlo Dogliotti dota via via la cantina delle tecnologie necessarie. È poi Veronelli a suggerirgli di vinificare “per sé solo” un cru e così Romano fa con La Caudrina e, nel 1989, con La Galeisa. Un atto coraggioso nei tempi in cui il Moscato in commercio era privo di qualunque identità terragna. In seguito Dogliotti acquisisce nuovi vigneti e si dedica ad altri vitigni del territorio tra cui la barbera e il nebbiolo. Le etichette sono illustrate con opere di Alessandro Lupano, Paolo Spinoglio e Romano Levi.
(Simonetta Lorigliola) 

Postilla del curatore
Romano Dogliotti è da considerare il padre dei moderni Moscato d’Asti e La Galeisa rimane uno dei migliori vini di questa tipologia. Ricordiamo una fotografia che lo ritraeva vicino a Luigi Veronelli nell’atteggiamento di offrirgli un bicchiere di Moscato d’Asti. Era ancora un giovanotto di belle speranze, e ora che è un po’ acciaccato continua ad essere il nostro più caro produttore di Moscato.
(Gigi Brozzoni)

caudrina.it

Pio Cesare

Alba – CN

Quella di Pio Cesare è una storia di industriosità e lungimiranza. Fondata nel remoto 1881, ha posto le basi per una produzione unica, rivolta da subito al mondo. Nel nome e con l’indole di Cesare Pio è giunta alla quinta generazione anzitutto con una produzione di Barolo e Barbaresco, ispirata al modo in uso a fine Ottocento che richiedeva la di- sposizione delle vigne, oggi annoverate tra le Menzioni Geografiche Aggiuntive, in zone diverse per una rappresen- tazione totale dell’albese, una volontà di completezza sottolineata dal posizionamento della sede nella città di Alba. Come sancito dal vessillo in etichetta posto accanto alle riproduzioni delle medaglie storiche ricevute da Cesare Pio nelle Esposizioni Universali di inizio Novecento.
(Laura Alemagna)

Postilla del curatore
Che cosa si può dire dei vini di Pio Boffa dopo anni e anni di successi, di scelte coraggiose e di grandi tradizioni famigliari? Beh, cominciamo a dire che entrano in azienda le giovani generazioni come sua figlia Federica e il nipote Augusto, e poi che per non annoiarsi ha rimesso in moto la produzione di due famosi vini di inizio del secolo scorso: il Vermouth e il Barolo Chinato, seguendo le antiche ricette di famiglia. Squisizie da assaporare il prima possibile.
(Gigi Brozzoni)

piocesare.it

Vigneti Massa

Monleale – AL

Vigneti Massa nasce nel 1879 ed è oggi seguita da Walter che lavora sulle colline di Monleale. I vitigni sono tutti autoctoni: barbera, croatina e freisa, ma è il timorasso il protagonista indiscusso al quale vengono riservati ben 10 ettari, posti mediamente a 300 metri s.l.m.. Dalla vendemmia 2010 è proposto al mercato in quattro etichette, la ter- ritoriale Derthona e i vini cru Costa del Vento, Montecitorio e Sterpi. Bisogna attenderli, però, almeno 18 mesi dopo la vendemmia, essendo vini destinati a completarsi e migliorarsi con l’evoluzione. Il pensiero di Walter prosegue sul lavoro degli avi, un lavoro attento e certosino fatto di buonsenso e pratiche contadine, con il minimo intervento. Walter, “padre del Timorasso”, crede fermamente che il vino sia frutto della vigna e della cantina, della responsabilità del vignaiolo e non di marchi e certificazioni: per questo ha scelto di abbandonare la Doc e puntare tutto sulla qualità indiscussa del suo lavoro.
(Rita Filice)

Postilla del curatore
Walter Massa è tornato ad essere il Walter Massa che abbiamo conosciuto tanti anni fa; i suoi Timorasso sono tornati ad essere quelli che ci ha fatto apprezzare tempo fa. Ancora qualche piccolo problema con la Barbera Monleale ma possiamo tranquillamente dire che “a nuttata” è passata. Il sole è tornato a splendere nei cieli tortonesi. E ne siamo enormemente felici.
(Gigi Brozzoni)