Il discorso gastronomico secondo Rachel Roddy

a cura di Simonetta Lorigliola

Rachel Roddy è una giornalista britannica. Quando si è trasferita a Roma nel 2005 ha aperto il blog Racheleats, scrivendo soprattutto di cucina. Ha una rubrica settimanale per The Guardian intitolata A kitchen in Rome che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. In Italia i suoi articoli sono proposti dal settimanale Internazionale.

A che cosa serve, oggi, raccontare il mondo del cibo e del vino? Quale senso ha e quale senso dovrebbe o potrebbe avere?

Una risposta sintetica è: perché tutti mangiano. Perché il cibo (e il vino) possono essere lenti ideali e potenti attraverso cui esaminare il mondo. Una mela, ad esempio, può essere vista da una prospettiva fisica, botanica, storica, geografica, sociale, politica o culturale. Il cibo è politico.

Il cibo, che sia olio d’oliva o dolci Haribo, è cultura. Il cibo ci collega con idee, ricordi, suoni, credenze, opinioni, esperienze, stati d’animo e persone. Come nient’altro.

La Cassata Siciliana proposta da Roddy su The Guardian come dessert per il Natale 2020

Quali sono i linguaggi, gli scenari con cui dovremmo accompagnare il racconto del cibo e del vino? Il panorama italiano pullula di ricette televisive, format con cuochi in gara, cibo come elemento folcloristico. Quali sono altre strade possibili? In Inghilterra vige un altro stile? Ci sono esempi concreti di questo?

Penso che il paesaggio sia più o meno lo stesso nel Regno Unito: spettacoli di cucina con noti chef, concorsi di cucina, chef uomini in giro per il mondo alla ricerca di esperienze “reali e autentiche”. 

Penso che le piattaforme di social media stiano fornendo le prospettive alimentari più interessanti al momento, consentendo voci e ambienti diversi e una sorta di informalità democratica.

Sfoglie di cioccolato e nocciola, la ricetta di Roddy su The Guardian per dolci regali di Natale 2020

Come hai costruito la tua personale e originale «teoria del racconto gastronomico»?

Una donna inglese che scrive di cibo italiano. Non sono originale, né ho una teoria particolare. 

Ho uno stile però, suppongo, sviluppato dalla mia rubrica sul giornale, che utilizza una ricetta come punto di partenza per raccontare una storia che potrebbe essere fisica, botanica, storica, geografica, sociale, politica o culturale, o un mix, e alla fine c’è la ricetta. 

Perché, alla fine della giornata, tutti mangiano.

The Guardian

Internazionale


Rachel Roddy

Rachel Roddy è nata a Southampton nel 1972 ed è cresciuta a Londra. Formatasi come attrice, si è trasferita a Roma nel 2005 dove ha iniziato a scrivere, soprattutto di cibo. Il suo primo libro, Five Quarters, del 2015, ha vinto l’André Simon Food Book Award e il The Guild of Foodwriters First Book Award. Il suo secondo libro Two Kitchens è uscito 2017. Ha scritto per The Financial Times, Vanity Fair, National Geographic, Eater, Noble Rot e Internazionale. Ha una rubrica settimanale su The Guardian dal titolo A Kitchen in Rome. Vive a Roma con il suo compagno, siciliano, e il loro figlio.

Simonetta Lorigliola

Simonetta Lorigliola, giornalista e autrice, si occupa di  cultura materiale. 
È nata e cresciuta in Friuli. Ha frequentato l’Università degli studi di Trieste, laureandosi in Filosofia. È stata Responsabile Comunicazione di Altromercato, la principale organizzazione di Commercio equo e solidale in Italia. Ha collaborato con Luigi Veronelli, nella sua rivista EV Vini, cibi, intelligenze e nel progetto Terra e libertà/critical wine. Ha vissuto in Messico, ad Acapulco, insegnando Lingua e cultura italiana. Ha diretto Konrad. Mensile di informazione critica del Friuli Venezia Giulia. Da molti anni collabora con il Seminario Veronelli per il quale è oggi Responsabile delle Attività culturali. La sua ultima pubblicazione è È un vino paesaggio (Deriveapprodi, 2018).
Foto di Jacopo Venier